Press "Enter" to skip to content

Dalle porte sbagliate: scoprendo Leonardo Sciascia e le radici degli stereotipi di genere

2 ' di lettura

Nella pittoresca Parma, terra di cultura e tradizione, un convegno illuminante ha gettato luce sui pregiudizi e le discriminazioni di genere che affliggono il nostro passato e persistono nel presente. L”Università di Parma ha ospitato il convegno:

“Alle radici degli stereotipi, dei pregiudizi e delle diseguaglianze di genere: testimonianze scritte nel tempo e nello spazio”, offrendoci un’opportunità straordinaria di esplorare le origini delle discriminazioni verso l’inizio di un mese che ci invita a una riflessione continua: novembre, il mese della Giornata di Eliminazione della Violenza di Genere (25 novembre), ma anche di una lotta quotidiana che non conosce sosta.

 In quanto studentessa di Giornalismo a Parma e donna siciliana, l’intervento del Professore Carlo Varotti è stato una rivelazione per me. Attraverso il saggio storico “1912+1”, il Professore ha reso omaggio a Leonardo Sciascia, intellettuale poliedrico siciliano (1921-1989), noto soprattutto per la sua critica alla mafia e al sistema politico corrotto in Sicilia. Tuttavia, Sciascia ha lasciato un’eredità duratura anche nella lotta contro gli stereotipi di genere.

Sciascia, oltre a essere uno scrittore acclamato, iniziò la sua carriera come giornalista culturale proprio alla Gazzetta di Parma, lasciandoci una testimonianza tangibile della sua passione per la parola scritta. Successivamente, nella sua coerenza di “scrittore-detective” ci regalò le “Cronachette” negli anni ’80, veri e propri dipinti dell’umanità attraverso le epoche.

 Tra le “Cronachette” emerge il saggio “1912+1”: il Caso della Contessa di Tiepoli. Per comprenderlo appieno, dobbiamo tuffarci nel contesto storico in cui fu scritto. All’inizio del XX secolo, l’Italia era dominata da un conservatorismo radicato, che poneva l’accento sull’onore familiare e la moralità. Le donne, in particolare, erano soggette a vincoli sociali e giuridici restrittivi, giudicate in base ai loro legami familiari, al loro aspetto fisico e alle loro relazioni maschili. Il caso della Contessa di Tiepoli, analizzato da Sciascia, rappresenta un esempio eloquente di queste discriminazioni.

«Un po’ sciocca […] anche: almeno di quel tanto che è controparte alla bellezza e che agli occhi degli uomini alla bellezza femminile dà aura» (12+1)

Maria di Tiepoli non esiste come individuo. È costantemente identificata come “moglie di”, “figlia di”, “protetta da”, e al di fuori di questa esistenza sociale diventa il punto di osservazione degli uomini. Non ha nemmeno il controllo sulla propria colpevolezza e morte. Gli stereotipi di genere, così acutamente esaminati da Sciascia, riemergono anche in altre sue opere, tra cui “La Strega e il Capitano” e “La Povera Rosetta”.

Nel primo di questi racconti, Caterina Medici è etichettata come strega e quindi condannata a morire dopo essere stata tormentata e bruciata.

«Non volevano la verità, volevano creare un mostro che perfettamente si attagliasse al grado più alto di consustanziazione diabolica, di professione del male, di cui i manuali di demonologia, classificando e descrivendo, deliravano». In modo simile, ne “La Povera Rosetta”, Elvira Andrezzi viene brutalmente picchiata e uccisa, etichettata come prostituta.

 Sciascia ci svela una società in cui le donne, condannate al silenzio e all’emarginazione, escono dall’ombra e fanno irruzione nella storia ma, dalla porta sbagliata.  Questi romanzi mettono in luce la perpetuazione di stereotipi ingiusti, costringendo le donne a ruoli predeterminati. La donna è quindi, sempre, dovunque e comunque colpevole, semplicemente perché non può essere innocente dato che di Immacolata ce n’è una sola.

In un’osservazione affilata, è interessante notare che tutti e tre i personaggi femminili di Sciascia, delle tre opere qui prese in considerazione, provengono dal Nord Italia, sollevando interrogativi sulle disparità regionali. Si può comprendere, quindi, che le donne del Sud, una regione profondamente conosciuta da Sciascia, erano letteralmente escluse dalla storia, anche dalla porta sbagliata.

In conclusione, il convegno sugli stereotipi e le discriminazioni nell’antichità e l’analisi delle opere di Sciascia ci conducono in un viaggio attraverso il passato, consentendoci di comprenderne le radici e le influenze sui giorni nostri.

 La figura di Leonardo Sciascia continua a guidarci nella riflessione critica e responsabile sulla necessità di sfidare gli stereotipi di genere e promuovere una società più giusta e inclusiva. In questa città di Parma, così intrisa di cultura, e in cui di cultura si è occupato anche Leonardo Sciascia, è il momento di affrontare questi temi con passione e determinazione.

Sofia Perrone

(La foto è tratta dalla pagine Wikipedia dedicata a Leonardo Sciascia)

SALGOALSUD.IT – GLI ULTIMI ARTICOLI:

Abruzzo amadeus ambiente America Basilicata Calabria Campania Cartoline Cina cinema Coronavirus Covid-19 Cultura diritti Donne ermal meta film fiorello fumetti Giornalismo inquinamento intervista Italia Letteratura libri Mafia meritonale Musica netflix News pandemia parma Recensione sanremo Sardegna serie tv Sicilia Sport Stati Uniti Storie Trump università vaccini Video violenza

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Mission News Theme by Compete Themes.