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Sanremo in pandemia sarà una grande serie TV a tema musicale

5 ' di lettura

Sanremo ha smesso di essere il Festival della canzone italiana anni fa, quando è diventato il baraccone che conosciamo oggi, vivacizzato dall’esperienza dello spettatore che tramite i social, entra nell’esclusiva platea dell’Ariston. Erano canzoni propriamente dette quelle di Nilla Pizzi, Claudio Villa, Modugno, Battisti e così via fino alla Pausini nazionale, forse. A un certo punto Sanremo si è trasformato in un imprecisato essere ibrido, dove ogni etichetta discografica rappresenta una fetta, la Rai è parte tra le parti e il Direttore Artistico di turno è diventato l’agnello da dare in sacrificio, o un fortunato interprete dello show.

Superata la questione sull’opportunità del pubblico in sala, la macchina organizzativa è tutta proiettata alla prima serata del prossimo 2 marzo. Abbiamo passato alla lente il cast annunciato per l’edizione 2021 insieme a Mario Mucedola, esperto conoscitore del Festival. Ne viene fuori un Sanremo senza veli e sbugiardato, che ci piace anche di più in virtù del disincanto con cui potremo godercelo dal divano prossimamente.

Sa-sa-Sanremo 2021

Come si forma il cast del Festival? Sappiamo per certo che gli artisti propongono un brano inedito per Sanremo e che il Direttore Artistico decide chi sta dentro e chi rimane fuori. È vero anche però, che Sanremo funziona per inviti, un po’ come tutti i programmi televisivi: “Ci sono gli ambienti influenti che pressano perché i loro artisti partecipino, – spiega Mucedola – in una sorta di ex equo che garantisca tutte le etichette, in modo da spartirsi l’AUDITEL. C’è un motivo del resto, se durante la settimana di Sanremo, Mediaset propone solo vecchi film…anche il loro interesse è tutto riposto sulla RAI in quei giorni”. A rafforzare la tesi, non c’è annata in cui non salti fuori un cantante deluso perché non è stato selezionato. Stavolta ha suscitato indignazione l’esclusione di Michele Bravi, uno che di vincere Sanremo lo meriterebbe stando a bravura.

Gli interessi in gioco però sono diversi, e vanno oltre la gara. “Oggi gli artisti che partecipano, sembra lo facciano a casaccio: prendiamo Annalisa che eredita il posto di Elodie per fare quella che si veste bene – incalza Mucedola – dalla canzone non mi aspetto niente, nonostante la svolta giovanile urban rap della cantante”. Ci fu un tempo in cui invece, a Sanremo si andava per vincere.

Era il ragionamento che fecero i Pooh che, dopo anni di musica, approdarono all’Ariston solo quando pensavano di avere il brano giusto per farlo. E infatti, Sanremo lo vinsero. Nel panorama attuale, si punta poco sui brani, al netto di voci sensazionali: “Mi sembra un problema della musica italiana da trent’anni a questa parte – prosegue l’analisi – ci sono voci bellissime ma non ci sono più le canzoni. Ancora più valido per le donne, spesso interpreti e quasi mai autrici. È una questione di sovrabbondanza: il mercato della musica è saturo e gli artisti si somigliano tutti”.

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La classificazione dei cantanti in gara secondo Mario Mucedola, esperto musicale

La tassonomia di Mario Mucedola: Veramente big e Figli dei talent

Ci inoltriamo così nella vera e propria classificazione dei big in gara. Quella dei Veramente big è una categoria che ultimamente va sempre più assottigliandosi: per l’edizione 2021 saranno Orietta Berti, Francesco Renga, Malika Ayane, Gazzé, Arisa ed Ermal Meta. Vantano già diverse esperienze sul palco dell’Ariston, e alcuni hanno anche vinto Sanremo. “Se è vero come è vero che la direzione artistica seleziona i brani in gara, immaginiamo che una over come l’Oriettona nazionale sia lì perché ha un brano forte – osserva Mucedola – Meno chiaro appare il perché un Francesco Renga torni al Festival ogni tanto: Sanremo lo ha già vinto, può benissimo arrivare ultimo e non suscitare scandalo. Però, se uno come Renga ha bisogno del “lancio” sanremese vuol dire che in fondo, c’è qualcosa che non va…Per Gazzé invece, nel 2021 saranno trascorsi vent’anni dalla prima partecipazione al concorso con Il timido ubriaco. Artista apprezzato e indiscusso, non ci spieghiamo solo perché continua a essere ascoltato solo da una nicchia di pubblico”.

Se fossi un vincitore annunciato di Sanremo, mi gratterei. È quello che viene da dire sbirciando tra i nomi che hanno una comune provenienza: i talent. Che sia quello figo, X Factor, o quello defilippiano e longevo di Amici, poco importa. Ai figli dei talent sul palco dell’Ariston tocca la missione più difficile: sopravvivere. Per qualche edizione hanno sbancato il Festival, erano i tempi in cui il televoto da solo determinava il vincitore. I vari Marco Carta, Valerio Scanu ed Emma Marrone beneficiarono di un regolamento che aveva bisogno di una bella svecchiata in favore del merito. Oggi, stanno lì perché devono esserci, non ce ne vogliano i Maneskin.

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Maneskin, Ghemon, Madame, Noemi, Fulminacci

Indie

<<L’abbondanza del mondo indie nel cast di quest’anno credo sia un modo di Amadeus di avvicinare al Festival chi il Festival non lo guarda>>. Basta vecchi da scongelare apposta per Sanremo, tanto vale chiamarli come ospite, ma in gara deve andare chi ha qualcosa da dire. <<Prendiamo Fulminacci, anche se si chiama come un’imprecazione di Braccio di Ferro, ha un modo di scrivere particolare, ricorda Daniele Silvestri. In Una sera, parla dell’Aurelia fredda…il pezzo che porta a Sanremo si chiama Santa Marinella. La scena romana ha sempre portato grandissimi artisti, su Roma si possono scrivere eternamente testi. C’è sempre qualcosa da dire…gli ultimi romani a Sanremo sono stati Silvestri e Gazzé, non proprio gli ultimi stronzi…>>. La romanità di Fulminacci è rustica, autentica. L’artista è molto giovane, nonostante i suoi 23 anni scrive testi di livello, che mostrano maturità. Bugo è in gara come risarcimento dello scorso anno.

Lo Stato Sociale torna a Sanremo, ma non sono organizzati attorno al loro frontman: “Dopo il secondo posto nel 2018, non sono riusciti a confermare il loro successo perché sono stati fagocitati da Lodo Guenzi che ha fatto prima il giudice a X Factor, poi pure il leader delle Sardine…- senza mezze misure qui Mucedola – Quest’anno occupano la casella del cantante/gruppo che fa ridere ma fa anche riflettere”. Attenzione a Colapesce e Dimartino. Persone umili e concentrate su quello che stanno facendo: la loro partecipazione a Sanremo è la coronazione di un percorso bellissimo, compiuto in scioltezza.

Il nome del loro brano, Musica leggerissima, lascia intravedere una canzone pop che magari nei giorni del Festival non avrà neanche tanto successo, ma comunque alla lunga si farà ricordare. Hanno una scrittura intensa e farà la differenza nel mondo della musica fra un artista che viene ricordato e uno che fa una stagione e poi scompare. Coma_Cose parlano ai ragazzi di 20 anni, un’età in cui sei ancora adolescente per certi versi ma inizi a pensare seriamente di andartene di casa…sanno raccontare l’amore di oggi. “C’è un modo di trattare la lingua italiana meraviglioso, con giochi di parole che non fa nessuno, andrebbero studiati nelle scuole. Già il fatto di sapere cos’è un verbo transitivo, va oltre la media. Un altro che tratta l’italiano con i guanti di velluto è Willie Peyote…usa le parole con classe, ha un grande aplomb sabaudo”.

Outsider

Infine, gli outsider: “Sono semplicemente quelli che non riesco a inserire in nessuna delle categorie precedenti, non penso possano riservarci sorprese. Gio Evan è un concentrato di miele e di retorica, il Lorenzo Tosa della musica italiana, l’Emilio Mola degli inguaribili romantici – implacabile – Fasma è un crocchio di dolore e autotune; dovrebbe fare la fine di Riki dell’anno scorso, tra la vergogna e l’oblio. Quanto a Madame, è un personaggio spinto, rappresenta la musica emergente…mi aspetto che venga fuori con un pezzo di Durdust che funzionerà tantissimo dopo, in radio”.

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Coma Cose, Francesca Michielin e Fedez, Renga, La rappresentante di lista

Dopo aver ascoltato avremo tutt’altra percezione, ma fino ad allora tutti i dubbi restano legittimi. Ventisei cantanti in gara sono tanti, non tutti possono fare parlare di loro, ma come al solito emergeranno nuovi Achille Lauro che riempiranno le cronache anche senza prendersi il podio. Del resto, Sanremo è una vetrina, che tu abbia 10 o 90 anni lo guarderai.

È lo spartiacque fra chi ce la fa nella musica e chi perde tempo con la chitarra: “L’evento più importante del palinsesto musicale italiano, non a caso, solo con gli introiti della prima serata di pubblicità recupera l’intero investimento RAI per la kermesse – è il commento finale di Mucedola – Ci sono interessi enormi per tutti, come potrebbe non essere così per ogni artista in gara? Gli stessi che attendono di riscuotere il proprio cachet, se mai i concerti riprenderanno…Che se ne parli bene, male, Sanremo è sempre Sanremo: è l’unico esempio di cultura in Italia che produce introiti.

Insomma, adesso che Sanremo si è liberato dalla morsa della satira politica, è tornato a essere leggero, a prescindere dai siparietti di Fiorello. Quest’anno più che mai la gente cerca lo svago, una volta scattato il coprifuoco il Festival si candida per tornare a essere quel momento straordinario che mette le persone insieme. Con ciò non si intende giustificare la scelta di andare lunghi – che quella, lo sappiamo – dipende solo dal fatto che tutti devono avere spazio e non si può scontentare nessuno. Ma, dato che i giovani si sono riscoperti appassionati di TV in questo ultimo strano anno trascorso per lo più in casa, stavolta gli sarà offerta una serie TV a tema musicale che si chiama Festival di Sanremo. 

Sofia D’Arrigo

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