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Dopo poco più di due mesi, il vulcano di Cumbre Vieja pare non essersi ancora assestato. A La Palma la situazione è in continuo peggioramento, tra numero di sfollati in aumento e ingenti danni all’agricoltura locale e all’ecosistema.
Lo scorso 19 settembre, un vulcano del parco nazionale del Cumbre Vieja, situato a La Palma – una delle otto isole che compongono l’arcipelago delle Canarie -, esplode a distanza di circa mezzo secolo rispetto all’ultima eruzione registrata sull’isola, avvenuta nel 1971. La settimana prima, 22mila micro-eventi sismici lasciavano presagire ciò che di lì a poco sarebbe avvenuto: prima una scossa di terremoto di magnitudo 3.8, poi la fuoriuscita di vapori e cenere dalla sommità del vulcano; infine, il magma che ha inghiottito strade ed abitazioni nella zona meridionale dell’isola, determinando lo stato d’emergenza.
L’eruzione: breve bilancio generale
Due mesi dopo, un nuovo terremoto di magnitudo 5.1 – nettamente il più forte dall’ inizio del disastro – è registrato dai sismografi. L’epicentro, stavolta, si trova ad oltre 30 Km di profondità, ed è avvertito anche in altre isole dell’arcipelago delle Canarie, come Tenerife. Non è però l’unico terremoto: di fatti, secondo l’IGN (Instituto Geográfico Nacional), nell’arco di due mesi si sono verificati all’incirca 5100 terremoti, 85 al giorno, tra i quali alcuni di magnitudo superiore a 3.0.
Il bilancio generale non è dei migliori: su una popolazione che a La Palma conta 85000 persone, almeno 7000 sono state evacuate. Il 10% della popolazione è sfollata, ed è rimasta senza un tetto sopra la testa. Le colate laviche hanno coperto circa 1040 ettari di terreno e distrutto oltre 2600 edifici. La situazione è drammatica. Il governo regionale della Comunità autonoma delle Canarie ha stimato che i danni causati dal vulcano si avvicineranno alla cifra di 906 milioni di euro.
Un danno enorme per l’agricoltura
L’eruzione devastante del Cumbre Vieja non ha risparmiato le coltivazioni. Le colate laviche hanno interrotto o distrutto almeno 66 chilometri di strade, costringendo gli agricoltori locali ad un viaggio intorno all’isola di circa 90 minuti a bordo di una nave della Marina Militare. E questo solo per raggiungere le proprie piantagioni di banane sulla costa meridionale. Secondo le autorità regionali, il vulcano ha causato almeno 100 milioni di euro di perdite per l’industria delle banane a La Palma.
Si tratta di un danno non indifferente, soprattutto se si pensa al fatto che la coltivazione si sviluppa su 3000 ettari di terreno. Solo nel 2012, la produzione del frutto ha contribuito, con circa 125000 tonnellate, ad oltre il 60% delle vendite totali dell’isola e al 35% delle esportazioni totali delle Canarie.
Il livello delle emissioni preoccupa
Secondo l’istituto di vulcanologia delle Canarie, il Cumbre Vieja ha emesso una quantità di anidride solforosa paragonabile a quella prodotta nel 2019 da tutti i 28 paesi all’epoca membri dell’Unione Europea. Il gas può provocare irritazioni agli occhi, danni alle mucose e alla pelle, anche se è difficile che possa raggiungere una concentrazione tale da essere pericoloso. Le autorità locali stanno monitorando continuamente i livelli di emissione di questo gas, al fine di sventare problemi per la popolazione.
Le specie a rischio
Una ricerca dell’Istituto di prodotti naturali e agrobiologia del Consiglio superiore per la ricerca scientifica (IPNA-CSIC) ha messo in luce l’impatto del vulcano sulle biodiversità. Il risultato? Il pino canario e le lucertole sarebbero in cima alla lista delle specie vegetali e animali maggiormente danneggiate dalla persistente emissione di cenere e lava. Per lo studio, supportato dal Servizio Biodiversità del Ministero della Transizione Ecologica, Lotta ai Cambiamento Climatico e Pianificazione Territoriale del Governo delle isole Canarie, sono stati istituiti vari punti osservatori entro un raggio di circa un chilometro dal cratere del vulcano.
L’intervento monetario
Secondo El País, il presidente Sánchez ha già annunciato un “pacchetto di misure” utile per diversi scopi: ricostruzione delle infrastrutture, investimenti nell’occupazione e nell’edilizia abitativa, fondi per l’agricoltura e il turismo. A questo, si aggiungono varie agevolazioni fiscali. L’importo totale delle polizze ammonta a 206 milioni di euro. A questi, si sommano ulteriori 40 milioni che il Governo delle Canarie ha già stanziato nei primi due mesi.
L’Esecutivo regionale ha fatto sapere che, nei bilanci del 2022, verrà inclusa una voce straordinaria di 100 milioni di euro per iniziare a ricostruire l’isola. Va detto, però, che nonostante i 7,5 milioni in donazioni ricevuti dal Cabildo de La Palma e la promessa di soldi da Bruxelles, al momento tutto questo denaro è bloccato. La burocrazia è in una fase di stagno e l’impazienza delle vittime cresce.
Lorenzo Zamana
Bell’articolo…e bello anche il giornalista.