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Turismo spaziale: facciamo un po’ d’ordine

4 ' di lettura

Negli ultimi mesi, il turismo spaziale è diventato uno degli argomenti più discussi e dibattuti; improvvisamente, compagnie private di uomini ricchissimi hanno cominciato a lanciare razzi con dentro civili e vecchi attori, in una corsa allo spazio senza precedenti. Ma com’è iniziato tutto questo? E dove ci sta portando? Facciamo un po’ d’ordine.

Breve storia del turismo spaziale

Sin da quando è stato cosciente del fatto che là fuori c’erano pianeti e mondi infinti, l’essere umano è sempre stato smanioso di esplorarli. La letteratura di Wells o di Verne, il cinema di fantascienza, Asimov, George Lucas, Frank Herbert: lo spazio è un luogo affascinante e pieno di mistero, e l’astronauta è una figura quasi mitologica. Era ovvio che durante la corsa allo spazio della prima Guerra Fredda – e nel bel mezzo della moda fantascientifica degli anni ’50 – qualcuno inventasse e promettesse cose come alberghi spaziali, navi-colonie costantemente in orbita e città su Marte.

La Stazione Spaziale Internazionale, al momento unico “hotel” spaziale

Di persone non-astronaute, in realtà, è stato pieno lo spazio sin dai primi viaggi. Gli specialisti di carico, per esempio, non sono piloti o militari, ma “semplici” ingeneri che devono supervisionare operazioni delicate che solo persone qualificate possono svolgere, come trasportare macchinari o fare manutenzione sulla Stazione Spaziale. Nel 1963, la paracadutista dilettante Valentina Tereškova fu la prima donna a volare nello spazio, e la prima a farlo come civile. Fu scelta, in effetti, perché era la figlia e la sorella di due eroi di guerra.

Nel 1985, la NASA spedì in orbita due deputati del Congresso per promuovere una raccolta fondi. L’anno successivo, invece, l’insegnante Christa McAuliffe avrebbe dovuto essere la prima civile americana a volare nello spazio, ma morì tragicamente con tutto il resto dell’equipaggio nell’esplosione dello Shuttle Challenger.

In seguito all’incidente del Challenger, la NASA accantonò in parte l’idea dello Shuttle, e il turismo spaziale divenne una cosa per privati. Da allora, tutti i civili che sono stati fuori dal pianeta hanno pagato gli enti governativi e raggiunto la Stazione Internazionale grazie alle navicelle del programma spaziale russo.

I problemi tecnici del turismo spaziale

Il principale problema del turismo spaziale – che riassume e comprende un po’ anche tutti gli altri – è solo e soltanto uno: il costo. Nel 2001, per esempio, l’uomo d’affari americano Dennis Tito pagò 20 milioni per stare sette giorni sulla Stazione Spaziale. Fortunatamente – fra mille virgolette – ad occuparsi dei nuovi voli privati sono uomini come Elon Musk e Jeff Bezos, tipi che di certo non hanno paura di spendere qualche centinaio di miliardo di dollari.

Il secondo problema, corollario del primo, è che la NASA ha sempre usato missili usa-e-getta. Se si pensa all’Apollo 11, per esempio, verrà di certo in mente l’immagine del razzo che si scompone in volo, diventando di fatto inutile per un secondo lancio. Progettare un’astronave riutilizzabile non è semplice: deve riatterrare dritta, in sicurezza e possibilmente sulla terraferma, e fino a pochi anni fa sembrava piuttosto utopico.

Il 31 ottobre 2004, il velivolo sub-orbitale VSS Enterprise della Virgin Galactic – la compagnia spaziale privata di Richard Branson – precipitò nel deserto del Mojave durante un volo di prova, uccidendo uno dei due piloti. I primi tentativi di Elon Musk, invece, sono finiti con l’esplosione in volo. Insomma, anche con tutti i soldi del mondo e i migliori ingegneri, progettare razzi riutilizzabili e sicuri non è semplice.

Il terzo problema – che è più che altro una questione accademica – è capire dove comincia lo spazio propriamente detto. Secondo Jonathan McDowell – astrofisico di Harvard –, il limite è di 100 chilometri: oltre questa altezza, l’aria è troppo rarefatta perché un velivolo possa generare portanza, e cioè volare come un areo. Tuttavia, altri scienziati direbbero altitudini diverse, inquinando un po’ tutta la questione.

Richard Branson, per esempio, ha volato a 80 chilometri dal suolo, quindi tecnicamente non nello spazio. Jeff Bezos, al contrario, ha raggiunto i 118 chilometri, e quello che per McDowell è spazio. La SpaceX di Musk è arrivata fino all’ISS, ma quello non era un volo commerciale con privati cittadini a bordo. Sia Branson che Bezos, però, hanno compiuto voli sub-orbitali, cioè – secondo Wikipedia – voli che “raggiungono lo spazio, ma la cui orbita interseca l’atmosfera o la superficie del corpo da cui è partito il volo, non riuscendo quindi a compiere una completa rivoluzione”. Di certo, un volo sub-orbitale che non deve “rompere” l’atmosfera ha bisogno di meno potenza, e quindi costa meno.

Il volo del “capitano Kirk”

Breve storia dei voli commerciali

Al momento, le principali compagnie private spaziali sono la SpaceX di Elon Musk, la Blue Origin di Jeff Bezos e la Virgin Galactic di Richard Branson. Prima di loro, nessuno aveva mai volato su una navicella commerciale appartenente a un privato cittadino.

L’11 luglio 2021, la Virgin Galactic ha lanciato la Unity 22 nel primo volo finanziato da una compagnia completamente privata (quattro dei sei passeggeri erano civili). Un paio di mesi dopo – il 19 settembre –, la missione Inspiration4 della SpaceX di Musk ha compiuto il primo volo orbitale con quattro passeggeri senza addestramento. Il 13 ottobre, l’attore William Shatner – l’interprete del capitano Kirk – ha volato sub-orbitalmente grazie a Bezos.

Da pochi giorni, infine, si sono concluse a bordo dell’ISS le riprese del primo film girato nel cosmo. Anche se promosso dall’ente spaziale russo, il volo aveva come passeggeri – fra gli altri – l’attrice Yulia Peresild e il regista.

Vantaggi e svantaggi del turismo spaziale

Guardando agli ultimi mesi, sembra quasi che il turismo spaziale sia ormai una cosa all’ordine del giorno. È davvero così? Sarà davvero questo il futuro?

Il governo americano, ogni anno, investe quasi 800 miliardi nell’esercito; la NASA, nello stesso lasso di tempo, riceve un quarantesimo della cifra. Nonostante questo squilibrio immenso – se fosse il contrario chissà cosa potremmo fare –, la NASA è riuscita a lanciare astronauti, far atterrare diversi rover su Marte e progettare una missione umana sul pianeta rosso. Tuttavia, ora sta cercando collaborazioni proprio con le compagnie private, per abbattere i costi e avere razzi riutilizzabili “in affitto”.

Per lo spazio, miliardari che possono spendere tutto ciò che vogliono senza problemi è solo un vantaggio. Se una parte della loro fatturazione viene spesa per velivoli più sicuri e riutilizzabili – e magari anche più green – è solo un bene. I voli sub-orbitali possono portare nello spazio scienziati che mai avrebbero potuto raggiungerlo – non senza gli addestramenti necessari –, e più scienziati significano più esperimenti. Un altro grande punto a favore è la riduzione dei tempi di viaggio. Con un volo sub-orbitale sarebbe possibile spostarsi da un continente all’altro molto più velocemente che con un volo normale.

D’altro canto, far partire un missile inquina, ma Bezos e Musk fanno decollare razzi come se lanciassero fuochi artificiali. Recentemente, il principe William ha rilasciato un’intervista in cui ha detto che sarebbe meglio salvare il nostro pianeta, anziché cercarne un altro su cui vivere.

Senza dimenticare che fino ad ora tutti questi voli commerciali sono stati fatti per promozione – nessuno ha pagato niente –, ma nel futuro non sarà sempre così. Se il costo di un biglietto areo tiene conto di cose come bagagli e servizi, quanto potrebbe costare il servizio di un missile?

Il quarto problema del turismo spaziale, allora, potrebbe essere di natura sociale. Forse gli amici di Elon Musk e gli sceicchi arabi sostituiranno lo spazio con il finesettimana ad Aspen, ma i poveri comuni mortali? Questo scenario sembra un mondo dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.

Non sarà che nelle sere d’estate, invece di goderci le stelle da qualche spiaggia della riviera, saremo costretti a guardare i riflessi degli alberghi orbitanti pieni di ricconi che volano sopra le nostre teste? O saranno loro a guardare noi, ridendo?

Alessandro Mambelli

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