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Il 22 ottobre scorso, sul set del film “Rust”, la direttrice della fotografia Halyna Hutchins è morta in seguito a un colpo di pistola sparato da una delle armi di scena. Anche se le armi da fuoco utilizzate nei film sono caricate a salve, capitano spesso incidenti sui set simili e peggiori.
La morte di Brandon Lee
Nel 1993, durante le riprese de “Il Corvo”, il figlio di Bruce Lee perse tragicamente la vita quando mancavano solo tre giorni alla fine della produzione. La scena in questione prevedeva che il suo personaggio venisse ferito ripetutamente da una pistola, ma uno dei proiettili lo colpì fatalmente.
L’incidente avvenne per una serie di coincidenze ed errori. Mancavano pochi giorni alla fine delle riprese, e gli addetti alle armi non erano riusciti a trovare i proiettili a salve che si usano di solito per gli scontri a fuoco; al loro posto, invece, presero proiettili veri, li svuotarono della polvere da sparo e li richiusero come niente fosse. La cosa funzionò per un po’, ma una delle pallottole rimase bloccata nella canna della pistola; allo sparo successivo – questa volta a salve –, il nuovo proiettile spinse in avanti il primo, uccidendo l’attore.
Il film, anche su insistenza della fidanzata di Brandon Lee – Elize –, venne completato con controfigure e computer grafica. Quando venne distribuito, all’inizio dei titoli di coda comparve la scritta “Per Brandon ed Elize”.
Ai confini della realtà
Uno degli incidenti più gravi della Storia del cinema è senza dubbio quello che avvenne nel 1982 sul set del film a episodi “Ai confini della realtà”. La scena prevedeva che l’attore Vic Morrow e due bambini di sei e sette anni scappassero nella giungla del Vietnam inseguiti da un elicottero. Purtroppo, alcune esplosioni passarono troppo vicine al velivolo, facendogli perdere il controllo; l’elicottero, ormai in avaria, si schiantò contro un albero e poi sopra Morrow e i due bambini.
In seguito all’incidente, il regista John Landis – famoso per “The Blues Brothers” e “Animal House” –affrontò un processo per omicidio preterintenzionale. Con lui c’erano anche altri membri della produzione. Il regista aveva voluto l’elicottero troppo basso, i due bambini non dovevano essere sul set – le leggi per l’impiego dei minori nei film proibiva loro di lavorare a quell’ora – e nessuno sapeva che avrebbero girato quella scena. Tra l’altro, era la prima volta che un regista veniva processato per un incidente su un set cinematografico.
Nel 1986, Landis fu assolto insieme a tutti gli altri imputati. Il regista non lavorò più fino al 1988, quando Eddie Murphy lo chiamò dietro la cinepresa de “Il principe cerca moglie”.
Altri famosi incidenti sui set
Lavorare su un set è pericoloso, soprattutto se si tratta di film d’azione. Nel 1985, per esempio, il pilota Art Scholl scomparve in mezzo all’oceano mentre girava alcune acrobazie di sfondo per “Top Gun”. A quanto pare, l’uomo si rese conto di avere un problema – comunicò via radio che qualcosa non andava –, ma quando i soccorsi giunsero sul posto, Art e il suo aereo erano scomparsi.
Nel 1938, durante le riprese de “Il Mago di Oz”, l’attrice Margaret Hamilton rimase ferita in seguito alla fiammata con cui il suo personaggio – la Strega Malvagia dell’Ovest – sarebbe dovuta apparire in scena. I tecnici, per creare la vampa, avevano usato delle polveri incendiarie che ustionarono il volto della donna fino al terzo grado. Il regista scelse di usare la scena dell’incidente nel montaggio finale.
Perché ci sono incidenti sui set?
Di base, le pallottole e le pistole sui set sono finte. Una sequenza ambientata in un’armeria, per esempio, tenderà a usare armi di gomma – pistole di scena che vengono mostrate o impugnate senza sparare. Le armi vere caricate a salve vengono usate solo durante le scene d’azione, quando il copione prevede sparatorie e scontri vari.
Negli Stati Uniti, le leggi che regolano l’uso delle pistole sui set cinematografici non sono rigide come in Italia – dove, per esempio, è obbligatorio occludere in parte la canna –, quindi gli incidenti capitano più spesso. La colpa, ovviamente, non è degli attori, ma degli addetti che devono controllare e custodire queste armi.
Idealmente, il modo più sicuro per girare le sparatorie sarebbe usare pistole finte – quelle con il tappino rosso in cima, per capirci –, aggiungendo poi le scintille e togliendo il tappino con la computer grafica. Tuttavia, anche se costa di meno ed è sicuramente meno pericoloso, l’effetto finale non è realistico come quello delle armi vere. Ecco perché negli Stati Uniti continuano a lavorare così, ed ecco perché incidenti come quello di Alec Baldwin sono sempre capitati e continueranno a capitare.
Alessandro Mambelli
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