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11 settembre: storie di quel giorno

3 ' di lettura

La data dell’11 settembre 2001 rappresenta uno degli eventi spartiacque del nuovo millennio. Quell’attentato al cuore degli Stati Uniti d’America ha influito profondamente negli avvenimenti sociali e politici dell’ultimo ventennio. L’anniversario di quel drammatico evento ricade proprio mentre in Afghanistan in queste ultime settimane i talebani stanno riacquistano un territorio lasciato abbandonato dall’esercito americano. Sugli attentati alle Torri Gemelle, al Pentagono e dell’aereo caduto poi in Pennsylvenia si è scritto tanto. Ma la storia, come spesso succede davanti ad avvenimenti di questa portata, ci mette di fronte alcuni episodi che tengono viva la memoria di quella giornata e il ricordo delle sue vittime. Queste sono cinque storie che raccontano in modo diretto e indiretto quella mattina di settembre.

Il precedente attentato

Quello dell’11 settembre 2001 non fu il primo attentato al World Trade Center. Il 26 febbraio 1993 alcuni terroristi islamici riuscirono a piazzare all’interno di un parcheggio sotterraneo del complesso un furgone-bomba. L’esplosione provocò la morte di sei persone e 1042 feriti. La mattina del 26 febbraio Ramzi Yusuf ed Eyad Ismoil parcheggiarono il furgone intorno a mezzogiorno e alle 12.17 avvenne l’esplosione. Il fumo provocato dagli incendi dell’esplosione si alzò fino ai piani alti dell’edificio, rendendo complicati i soccorsi e l’utilizzo anche degli elicotteri. Nel 1994 quattro persone vennero arrestate per il loro presunto coinvolgimento nei fatti, ma solo nel 1997 Ramzi Yusuf ed Eyad Ismoil vennero arrestati come ideatori e responsabili materiali dell’attentato.

Una foto scattata subito dopo l’esplosione all’interno del parcheggio del WTC nell’attentato del 1993

Il destino di chi non è partito quella mattina

Gli attentati dell’11 settembre sono costati la vita a quasi tremila persone. E tra queste ci sono le vittime dei quattro voli dirottati: 233 passeggeri e 33 membri dell’equipaggio. Diverse persone sono scampate a questo destino crudele non salendo su quei boing. Per scelta oppure per un semplice ritardo in aeroporto. L’attore americano Mark Walhberg avrebbe dovuto salire sul volo United 93 diretto a San Francisco, schiantatosi poi in Pennsylvenia, ma decise all’ultimo di non prendere quel volo per recarsi a Toronto da un suo amico. Seth McFarlane, celebre doppiatore americano, scampò al volo 11 dell’American Airlines, dirottato alla Torre Nord del WTC per un banale errore nell’orario di arrivo all’aeroporto.

La salute dei cittadini di New York dopo i crolli

Le conseguenze degli attentati dell’11 settembre 2001 non sono solo politiche e sociali. Il benessere dei cittadini di New York è cambiato, in peggio, dopo quei drammatici fatti. Il crollo di tutto il complesso del WTC, compreso l’edificio del WTC7 crollato nel pomeriggio di quella giornata e di tutti gli altri palazzi del complesso, ha provocato una nube tossica che si è propagata in tutta Manhattan. Roberto Lucchini, professore di Medicina del lavoro e ambientale dell’Università di Brescia, ora impiegato alla School of Public Health di Miami ha specificato che l’amianto (presente in enorme quantità negli edifici), diossine e metalli pesanti hanno compromesso la salute di tutte quelle persone che hanno respirato quell’aria densa di polveri pesanti. Tra le patologie più diffuse c’è purtroppo il cancro, che ha colpito, secondo recenti studi, pelle, prostata, seno, tiroide, polmoni e bronchi, oltre a melanomi, linfomi e leucemie.

Tra le persone più colpite dalle nubi dopo i crolli ci sono soprattutto i soccorritori che in quella giornata e nelle successive settimane hanno lavorato duramente respirando l’aria tossica

Stanley Praimnath e Brain Clark

La loro storia è probabilmente una delle più incredibili accadute quella mattina. Stanley Praimnath, dipendente della Fuji Bank all’81 piano della Torre Sud, era già a lavoro quando la Torre Nord fu colpita dal primo aereo. Lui e gli altri dipendenti evacuarono immediatamente, ma vennero convinti a tornare nei loro uffici nonostante la gravità della situazione. Così Praimnath tornò al proprio ufficio e pochi minuti dopo il secondo aereo si abbatté qualche piano sopra il suo. Rimasto illeso miracolosamente, l’impatto aveva però compromesso la struttura sopra di lui, impedendogli di uscire da quell’inferno.  Brian Clark, al lavoro anche lui alla torre Sud al 84° piano e in quel momento alla ricerca di una via di fuga per fuggire dall’edifico, sentì le grida di aiuto di Praimnath. Clack lo mise in salvo ed entrambi riuscirono ad uscire dalla Torre Sud evitando poi il crollo.

Il volo United 93: qual era il suo bersaglio?

Partito da New York e diretto a San Francisco, è l’unico dei quattro aerei dirottati a non essersi schiantato su un particolare obiettivo dei terroristi ma in un campo della Pennsylvania. Secondo la ricostruzione, il boing precipitò in seguito al gesto estremo dei passeggeri di non far precipitare l’aereo verso obiettivi sensibili. In seguito si è cercato di scoprire il vero obiettivo senza, però, mai andare oltre delle ipotesi. Le differenze di orario con gli altri aerei non suggeriscono il colpire una terza volta il WTC. Più verosimilmente, tra i luoghi da colpire non si escludono il palazzo del Congresso e la Casa Bianca. Il fatto che l’aereo del presidente degli Stati Uniti, all’epoca George W. Bush, sia rimasto in volo nei cieli americani per diverse ore durante l’evolversi della vicenda fa capire come anche l’intelligence e la sicurezza americana mise in conto questa possibilità.

Andrea Cicalò

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