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Peschici, dall’alba al tramonto senza muoversi

3 ' di lettura

Esiste un posto dove si può vedere, nelle prime giornate calde di primavera, sia l’alba che il tramonto a picco sul mare, questo posto è Peschici.

Situata nel nord del Gargano, compresa tra Rodi e Vieste, la piccola Peschici (conta poco più di quattromila abitanti) è un posto antico e ricco di storia, che riesce a coniugare agevolmente con un mare da Bandiera Blu e una buona capacità ricettivo-turistica, che ne fanno una delle perle del Gargano da quando l’isolamento del promontorio è stato ridotto, durante gli anni Trenta, con la costruzione della Strada Statale 89 e della Ferrovia.


Un po’ di storia

Arroccato su uno sperone di roccia calcarea, Pesclizio fu fondata dalle popolazioni slave presenti sulle coste adriatiche, capaci di respingere i Saraceni a ridosso dell’anno Mille. I normanni poi, unificheranno il Sud conquistando anche Peschici e costruendo il castello che si trova sulla massima altura rocciosa, e che oggi ospita un’esposizione di strumenti di tortura. Distrutto dai Veneziani, il castello fu riedificato da Federico II di Svevia ed oggi è aperto e visitabile, fornendo una testimonianza in pietra dei quasi mille anni di storia di questa piccola città. Dopo il regno dello Stupor Mundi, la Capitanata passa agli Angioini prima e agli Aragonesi poi, fino alla rivolta del 1458 in cui gli abitanti del Gargano si ribellarono al re Ferrante per affidare il feudo a Giorgio Castriota detto Skenderbeu, principe albanese e tra le più influenti figure balcaniche della storia.

A picco sul mare

Dalla dominazione slava deriva una parte del dialetto peschiciano (e garganico in genere): duro, aspro, spigoloso. Diverso è invece il borgo ed il suo centro storico, formato da un dedalo di stradine che però riempiono gli occhi del biancoazzurro mediterraneo: tanto conosciuto ed apprezzato quello greco, tanto ignorato quello garganico. Il reticolato del centro si apre grazie ai bastioni delle mura, e catapulta in un mondo parallelo fatto di pietra e profumo di origano che guida, seguendo le botteghe incastonate nelle stradine tortuose, fino alla chiesa madre di S.Elia, costruita attorno al 1200 con lastroni di pietra marmorea provenienti dalle vicine cave. Proseguendo sulla stessa strada, che di fatto fa girare attorno al centro storico, prima di arrivare al castello si arriva al belvedere che incrocia le due arterie principali del borgo antico: via Castello e via Marina. La piazzetta in questione, decorata nei primi anni 2000 da un nugolo di artisti della provincia guidati da Silvestro Regina, scultore orafo, amico di Andrea Pazienza e artista a tutto tondo è a picco sul mare. Da questa insolita balconata ci si trova sospesi a novanta metri sul blu Adriatico, un colpo d’occhio impressionante.

Scoprire Peschici

Poco fuori dal centro abitato di Peschici ci si imbatte in Santa Maria di Kàlena, abbazia benedettina risalente al XI secolo. Sfortunatamente è oggi chiusa al pubblico ma rappresenta una delle testimonianze primarie del romanico-pugliese. Progressivamente abbandonata ad iniziare dal Quattrocento, della struttura restano oggi la cinta muraria, la fontana e una chiesetta dedicata alla Madonna delle Grazie situata all’interno del complesso stesso. Kàlena per anni è stata al centro di miti e leggende dovuta alla probabile presenza, sotto i grumi di terra arsa su cui sorge, del tesoro di Khayr al-Dīn Barbarossa, corsaro dell’impero ottomano, che l’avrebbe seppellito lì accanto alla figlia, che parimenti sembrerebbe inumata sotto le mura dell’abbazia.

Allontanandosi da Peschici ci si accorge subito di una cosa: le autoradio smettono di trasmettere esclusivamente in lingua croata, torna l’italiano man mano che ci si allontana dalla sua superficie. Si aprono ora davanti a noi diverse cale e baie caratteristiche in qualsiasi direzione si proceda: da Jalillo a Manaccora, da Zaiana a Calenella fino a Sfinale, “divisa” in due tra Peschici e Vieste, spiagge sabbiose da cui si possono ammirare un altro elemento caratteristico: i trabucchi.

I Fenici che portarono il trabucco

Il trabucco è una struttura per la pesca in mare la cui invenzione si fa risalire convenzionalmente ai Fenici. È in sostanza una piattaforma in legno (precisamente in pino di Aleppo, tipico della costa adriatica, malleabile e resistente alle raffiche di Maestrale) ancorata alla roccia. Tramite un sistema di argani e tiranti, una rete a maglie strette viene calata in acqua e una vedetta umana viene issata su un palo, a fissare il mare in attesa del passaggio del pesce. Al suo cenno, l’imponente struttura viene messa in azione, tirando su la rete e catturando la fauna ittica di passaggio. Alcuni di questi trabucchi sono visitabili, altri sono diventati ristoranti, tutti offrono una vista spettacolare. Molti tacciano il Gargano di essere una terra austera ed inospitale, che in parte è vero, ma regala paesaggi di una bellezza rara, pronti ad essere colti da occhi aperti: sotto la superficie estetica infatti, Peschici e il Gargano funzionano come uno scrigno, una volta aperti contengono una fortuna.

Mario Mucedola
Foto: Ilaria Mucedola

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