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Il punto sulla vicenda Eriksen: riflessioni e dubbi sul suo futuro

4 ' di lettura

Le cause ruotano ancora attorno alle ipotesi, a livello patologico, su quello che è accaduto a Christian Eriksen, centrocampista dell’Inter e della Danimarca, che nel corso della partita disputata contro la Finlandia è stato colto da un arresto cardiaco. Il calciatore, ormai fuori pericolo e in condizioni stabili da diversi giorni, si è sottoposto a una operazione al cuore per poter impiantare un defibrillatore cardiaco automatico (ICD). Questo apparecchio è in grado di mandare impulsi al cuore qualora ci fossero episodi sincopali o aritmie severe che possono portare poi all’arresto cardiaco. Dopo l’operazione è stato dimesso dall’ospedale Rigshospitalet ed è tornato a casa, in attesa di capire il suo futuro da calciatore.

Un calciatore esemplare dal punto di vista medico

Ѐ necessario partire da una premessa importante per capire il quadro clinico di questo sportivo fino al fischio d’inizio di Danimarca – Finlandia. Christian Eriksen è un calciatore professionista nonché il giocatore più rappresentativo della nazionale danese. Centrocampista completo per qualità e tecnica, ha avuto la possibilità di misurarsi e competere nei più importanti campionati europei: cresciuto in Olanda (Ajax) si è consacrato in Inghilterra (Tottenham) e infine è giunto in Italia (Inter) dove ha recentemente vinto lo scudetto. Il danese è stato perciò controllato e monitorato ogni anno dai club di appartenenza.

Intervista del dottor Sharma a Sky Sports News in merito alla vicenda Eriksen

A confermarlo è lo stesso Sanjay Sharma, professore della St. George’s University di Londra e uno dei più importanti cardiologi del Regno Unito. Durante gli anni trascorsi al Tottenham dal 2013 al 2020, Eriksen era monitorato dal dottor Sharma. “Dal giorno in cui è stato ingaggiato dal club inglese è stato compito mio fargli fare i controlli ogni anno e fino al 2019 tutto era normale, non c’era nessun difetto cardiaco evidente. Lo garantisco essendo stato io il responsabile dei test”.

L’idoneità sportiva agonistica

Una situazione che mette in risalto un fatto certo: il centrocampista ha ricevuto l’idoneità sportiva agonistica perché ogni suo controllo effettuato non presentava problemi o anomalie. Ma come si ottiene questo certificato per atleta professionista in Italia? Sono necessari diversi esami: analisi ematochimiche, prova da sforzo, elettrocardiogramma e infine ecografia cardiaca. Questa procedura nei club viene effettuata a campione per tutti.

Qualora tutto questo dovesse risultare negativo arriva l’idoneità. Al contrario, nel caso in cui si manifestino dei problemi vengono effettuati esami di secondo e terzo livello. Si effettua un elettrocardiogramma esteso a 24 ore (Holter ECG) e in presenza di altri problemi a questo ECG dinamico si aggiungono altri due esami: Risonanza Magnetica cardiaca oppure una TAC coronarica. Alla luce di tutto questo, della vicenda non solo di Eriksen ma di tanti altri episodi simili a questo, ci sono alcune riflessioni che bisogna affrontare.

Le squadre di calcio spendono milioni di euro per assicurarsi le prestazioni di un calciatore di assoluto talento. L’esempio di Christian Eriksen è esplicativo: l’Inter lo ha acquistato per una cifra vicina ai 27 milioni di euro. Il suo contratto con la società nerazzurra è di 7,5 milioni all’anno. Ѐ così utopico al momento delle visite mediche di routine, che avvengono durante il trasferimento del calciatore e prima di depositare il contratto, aggiungere agli esami standard per l’idoneità sportiva una Risonanza Magnetica cardiaca o una TAC? In questo modo non solo si tratterebbe di una tutela per il calciatore stesso, ma anche un’assicurazione importante per il club che ha fatto l’acquisto.

Nel caso in cui da nessun atto medico citato in precedenza emergano problemi rilevanti per il calciatore, l’assistenza medica per un eventuale arresto cardiaco in campo può essere importante. Una soluzione più concreta è la proposta dalla stessa FIGC per il corso di primo soccorso per tutti i calciatori tesserati. Si è parlato tanto, in questi giorni, del ruolo svolto dal capitano della Danimarca Simon Kjaer, della sua prontezza nel capire la situazione, posizionare su un lato il calciatore ed evitare che si soffocasse con la lingua. Ma il suo intervento non è stato determinante: il defibrillatore ha avuto un ruolo cruciale. Per questo è fondamentale che i calciatori conoscano i protocolli in caso di arresto cardiaco: effettuare le manovre necessarie fino all’arrivo dei medici competenti ed evitare che situazioni del genere in un campo da calcio possano risultare fatali.

Carriera finita oppure no?

La possibilità che la sua carriera calcistica sia già prematuramente finita all’età di ventinove anni è concreta.  In seguito all’accaduto si è parlato tanto di miocardite: successivamente ad un episodio febbrile, l’infezione si può propagare anche a livello cardiaco e questo determina in alcuni casi anche l’arresto cardiaco. Questo tipo di patologia però si può diagnosticare grazie a degli esami. Qualora si fosse trattato di miocardite, la speranza di rivedere Eriksen su un campo da calcio sarebbe ancora possibile. Ma dai numerosi comunicati della federazione danese non sembra emergere questa possibilità. Perciò con le cause ancora sconosciute sarebbero necessarie una biopsia al cuore o un esame genetico (senza ancora chiarire la situazione al 100%). Se le possibilità di tornare a giocare sono decisamente basse, soprattutto in Italia, l’operazione al cuore per impiantare un defibrillatore sottocutaneo può essere vista anche come una flebile speranza per un ritorno sui campi da calcio.

Daley Blind e Christian Eriksen: per diversi anni i due sono stati anche compagni di squadra all’Ajax.

C’è stato un precedente a livello professionistico che può tornare utile in questa analisi: quello di Daley Blind, calciatore olandese dell’Ajax. Nel dicembre del 2019, in seguito a delle vertigini durante una partita di Champions League, viene sottoposto a una visita medica precauzionale. Emerge dagli esami una miocardite e i medici decidono di impiantare proprio un defibrillatore sottocutaneo. Blind tutt’ora gioca nell’Ajax e sta disputando gli Europei ma resta comunque una situazione particolare. Infatti questo tipo di intervento sconsiglia la pratica dello sport di contatto.

Nel calcio una pallonata o un contrasto possono danneggiare il dispositivo. E si può persino spegnere: durante una partita amichevole disputata diversi mesi dopo infatti, Blind infatti accusò un lieve malore a causa proprio dello spegnimento del defibrillatore sottocutaneo. Perciò i rischi ci sono e sono tenuti in considerazione dagli stessi medici che stanno studiando e monitorando il calciatore danese. La situazione è ancora in una fase delicata. La sua carriera potrebbe terminare così a ventinove anni, l’età in cui ogni calciatore vive la fase più matura della carriera. Non è possibile stabilire ora il suo futuro calcistico: non si sa ancora se il defibrillatore sottocutaneo sarà temporaneo oppure no. Di certo il calciatore resterà a riposo a casa per diverse settimane, circondato dai suoi familiari, in attesa che altri esami medici possano chiarire finalmente tutta la vicenda.

Andrea Cicalò

3 Comments

  1. Francesco Francesco 21 Giugno, 2021

    Complimenti all’autore, chiaro ed esaustivo.
    Tra le tante opinioni lette in questi giorni dove tante persone hanno parlato spesso a sproposito, una voce attenta, ponderata e circostanziata su ciò che è realmente accaduto, con fedele descrizione degli atti di cronaca e degli scenari potenziali.
    Auguri ad Eriksen , campione dentro e fuori dal rettangolo di gioco.

  2. Giacomo Checchin Giacomo Checchin 22 Giugno, 2021

    Articolo veramente ben fatto, strutturato e concreto. Complimenti!

  3. […] innescato polemiche a non finire. Al di là dell’arresto cardiaco in sé, di cui abbiamo parlato qui e che ha creato polemiche più che altro sull’effettiva qualità delle certificazioni di […]

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