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Il dirottamento in Bielorussia: l’Europa alza la voce contro Lukashenko

3 ' di lettura

Sei un giornalista e stai viaggiando dalla Grecia alla Lituania. Prima di arrivare a Vilnius il tuo volo atterra inspiegabilmente in Bielorussia. Un jet di tipo Mig-29 ha intimato il comandate del volo ad atterrare a Minsk perché l’aereo conteneva esplosivi a bordo. Questa è la scusa, secondo Reuters, utilizzata per far atterrare l’aereo e arrestare Roman Protasevich, l’obiettivo di questa incredibile e folle storia. Una vicenda che ha suscitato indignazione internazionale e una forte presa di posizione da parte dell’Unione Europea.

L’episodio

L’aereo con a bordo 171 passeggeri stava per entrare nello spazio aereo lituano quando è stato affiancato dal jet militare. Con una deviazione di circa 200 chilometri rispetto a Vilnius è atterrato nella capitale bielorussa. A muovere l’ordine di arresto immediato attraverso il dirottamento aereo secondo l’agenzia di stampa bielorussa è stato lo stesso Alexander Lukashenko, il presidente della Bielorussia. Arrestato insieme alla sua compagna, il giornalista è attualmente detenuto a Minsk. L’accusa mossa nei confronti del giornalista da parte del regime bielorusso è di atto terroristico relativo alle proteste delle elezioni presidenziali del 2020. Attualmente, Roman Protasevich si trova nel centro detentivo n°1 di Minsk in buone condizioni di salute. Un suo video all’interno della prigione, circolato negli ultimi giorni, tranquillizzava sulle sue condizioni e dichiarava false le notizie relative ad alcuni suoi problemi cardiaci.

Alexander Lukashenko, Presidente della Bielorussia

Nel mirino del regime da diverso tempo

Giornalista bielorusso di 26 anni e attivista di opposizione, Roman Protasevich è il co-fondatore di Nexta tv, organo indipendente e soprattutto dalle posizioni antigoverative. La sua figura infatti non è particolarmente apprezzata negli ambienti del regime bielorusso di Alexander Lukashenko, che governa la Bielorussia dal 1994. La sua vittoria alle elezioni presidenziali del 2020 è sospetta di brogli elettorali, che hanno portato anche a manifestazioni e proteste di opposizione nella capitale.  Nel 2019 Protasevich fuggì dalla sua Bielorussia manifestando contro il regime dittatoriale dello stesso Lukashenko. Nonostante ciò, probabilmente Protasevich veniva sorvegliato in ogni suo movimento. Il volo partito da Atene il 23 maggio infatti, portava a bordo diverse persone sospette. Tadeusz Giczan, il direttore del network Nexta Tv, ha riferito che il giornalista sarebbe stato fotografato e spiato da alcuni individui al momento dell’imbarco. L’ipotesi è che le figure in questione siano salite a bordo dello stesso volo Ryanair diretto a Vilnius. L’amministratore delegato di Ryanair O’Leary suggerisce la medesima ipotesi, dichiarando la possibilità che sull’apparecchio fossero presenti agenti dei servizi di sicurezza bielorussi.

Il pugno duro dell’Unione Europa e dell’ONU

Alla luce di questa assurda vicenda lo sdegno internazionale ha prevalso contro la Bielorussia, e diversi organi superiori hanno manifestato il proprio supporto per il giornalista arrestato. La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha definito inaccettabile l’atterraggio forzato a Minsk per le violazioni delle regole di volo internazionali. L’UE ha deciso inoltre di introdurre nuove sanzioni economiche contro la Bielorussia, negando l’utilizzo degli aeroporti europei alla Belavia, la compagnia aerea di stato bielorussa. Contemporaneamente, si invitavano le compagnie aeree europee a non sorvolare la Bielorussia. L’Unione ha mostrato in questa vicenda una presa di posizione forte che avrà come conseguenza primaria una frattura importante nei rapporti con la Bielorussia. Non è in dubbio che il pugno duro dell’Europa sia fondamentale per mostrare non solo la forza ma anche i valori e il rispetto dei diritti internazionali. Anche l’ONU nella figura dell’organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO) ha avviato una inchiesta definendo il fatto “senza precedenti” e “una minaccia per la sicurezza”. Per poter avviare l’indagine però, serve l’approvazione della Russia la quale, tramite le parole della portavoce del ministro degli esteri Maria Zahkarova, fa sapere che sulla vicenda ci sono troppe “questioni politiche”.

Roman Protasevich, giornalista arrestato dopo il dirottamento del volo di linea

Non c’è pace per i giornalisti bielorussi

Protasevich si trovava ad Atene per raccontare una conferenza a cui aveva partecipato Svetlana Tikhanovskaya, la candidata alle elezioni presidenziali dello scorso anno. Costretta in esilio dal governo bielorusso, anche lei come il giornalista è considerata scomoda al presidente Lukashenko. Nelle stesse ore del dirottamento infatti, altri tre giornalisti del sito bielorusso Tut.by sono scomparsi nel nulla. Il sito di Tut.by intorno alla metà di maggio è oscurato e messo offline dal regime. Inoltre negli stessi giorni, secondo notizie riportate dalla BBC, ben quattro giornalisti sono stati arrestati: Lyubov Kasperovich,  Alexander Burakov, Vladimir Laptsevich e Tatyana Kapitonova. Una quinta reporter, Arina Malinovskaya, è riuscita invece a scappare all’arresto. Giornalista del canale polacco Belsat e in opposizione al governo di Lukashenko, intervistò due ex poliziotti bielorussi. Argomento dell’intervista le manifestazioni contro i brogli elettorali del 2020. Dopo la messa in onda del servizio, la Malinovskaya si è nascosta prima dalla polizia e poi è riuscita a fuggire a Kiev, prendendo un volo il 23 maggio. Il giorno prima dell’arresto di Protasevich. L’obiettivo è «uccidere i media, i partiti politici e le comunità civili – ha dichiarato la stessa Svetlana Tikhanovskaya su Twitter, aggiungendo che la vicenda relativa alla testata giornalistica di Tet.by – è un chiaro tentativo di distruggere quello che rimane dei media indipendenti in Bielorussia».

Svetlana Tikhanovskaya
La confessione alla televisione bielorussa di Protasevich

Giovedì 3 giugno, di fronte non a un conduttore televisivo qualsiasi bensì a Marat Markov, ex membro dell’amministrazione di Lukashenko, Roman Protasevich decide di confessare tutto. Quello che accade davanti alle telecamere però, è decisamente troppo teatrale. Afferma di avere cercato di rovesciare il regime ma soprattutto manifesta rispetto per lo stesso Lukashenko perché, riportiamo le stesse parole del giornalista, “sta facendo la cosa giusta”. Un discorso piuttosto enigmatico, in particolare per la famiglia di Protasevich, che suggerisce la possibilità che tali dichiarazioni non siano spontanee. Quanto accaduto durante l’intervista è in linea con lo stile di precedenti interventi che mirano alla confessione forzata. Tutto sotto l’occhio vigile del regime bielorusso. Alla luce delle ultime settimane questa situazione sta diventando una vera e propria bomba a orologeria. I comportamenti della Bielorussia rischiano infatti di minare gli equilibri, già fragili, dei paesi europei. Purtroppo la sensazione è che i giornalisti, e più in generale qualsiasi oppositori del regime, continueranno a subire persecuzioni e arresti anche nei mesi a venire.

Andrea Cicalò

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