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Netanyahu contro Hamas o israeliani contro palestinesi?

3 ' di lettura

In entrambi i casi è un genocidio. I numeri di questo conflitto sono pesantissimi. Nella sola striscia di Gaza sono stati uccisi 215 (60 bambini) palestinesi negli ultimi otto giorni, con 1305 feriti e più di 38.000 persone sfollate. Il dibattito in questi giorni si è chiesto: Netanyahu contro Hamas o Israeliani contro Palestinesi?

Intimazione di sfratto

Più di 1000 raid aerei da Israele verso la striscia di Gaza hanno causato la morte di 220 palestinesi, tra cui più di 50 bambini. Le difese militari di Israele hanno intercettato in aria la maggior parte dei razzi lanciati da Hamas. Il conflitto si è riacceso dopo l’intimazione di sfratto eseguita da Israele ad alcune famiglie palestinesi residenti nella Gerusalemme Est. Il popolo palestinese è in balia delle onde. Le ultime elezioni Parlamentari si sono svolte nel 2006. Hamas, organizzazione palestinese di carattere politico e paramilitare attiva nella Striscia di Gaza, è considerata organizzazione terroristica da Israele e governi occidentali, il suo obiettivo è il far ritirare lo Stato ebraico dai territori occupati e costruire uno Stato islamico in tutta la Palestina storica. 

Esercito israeliano contro popolo palestinese.

Israele è oggi uno Stato con un’identità forte, basti pensare solo alla campagna vaccinale che a fine febbraio aveva raggiunto il 70 % di popolazione vaccinata ottenendo un primato mondiale, mentre nella Striscia di Gaza si era vaccinato lo 0,2% attraverso Covax – programma di aiuti per i paesi più poveri e in via di sviluppo. Oggi i palestinesi posseggono solo l’8% di quella che era in origine il terreno della Palestina. Al centro, una lunga e sanguinosa guerra che si protrae da più di cinquant’anni e che ha portato in questi giorni all’inizio del sesto conflitto dal 2007. 

Negli anni, il popolo palestinese si è servito delle manifestazioni di protesta, come unica arma a disposizione per contrastare la linea politica di occupazione del governo di Israele. Già nel 1936 i palestinesi scesero in piazza per chiedere alla Gran-Bretagna (investitore di punta nella colonizzazione) di non portare avanti il progetto di Stato israeliano. Secondo le statistiche di Willmedia, lo Stato palestinese oggi può contare sul riconoscimento bilaterale di 139 Stati in tutto il mondo. Durante l’Assemblea delle Nazioni Uniti Usa, alla stregua di Canada ed Israele hanno dato parere contrario non riconoscendo ufficialmente lo Stato. 

L’offensiva del Primo Ministro neo-eletto Netanyahu non sembra accennare ad una tregua. Fonti ufficiali, dopo il consiglio di sicurezza di ieri, confermano che le operazioni di bombardamento nella Striscia di Gaza continueranno fino a giovedì almeno. I numeri di questo conflitto sono pesantissimi. Nella sola striscia di Gaza sono stati uccisi 215 (60 bambini) palestinesi negli ultimi 8 giorni, con 1305 feriti e più di 38.000 persone sfollate. 500 sono le case distrutte dai bombardamenti aerei israeliani. I razzi di Hamas in Israele hanno provocato negli ultimi otto giorni dieci uccisioni di cui due bambini. Nessuno sfollato o abitazione distrutta fino a questa sera. 

Le condizioni economiche dei territori palestinesi sono critiche, la situazione palestinese nella Striscia di Gaza conta più del 40% di disoccupazione con un’oppressione continua del governo israeliano che spinge per il controllo di alcuni giacimenti di gas naturale nella regione indipendente autogovernata da Hamas.

Relazioni Internazionali

La frase che ha identificato, negli ultimi anni, fino dalla escalation del 2014, le violenze subite dal popolo palestinese recitava “il mondo resta a guardare”. Se gli Usa di Biden hanno tenuto entrambe le mani al di fuori della questione, lasciando l’asse occidentale molto perplesso – ma previsto – la Cina, potenza economica rivale degli Usa, si è sempre dichiarata favorevole ad una nascita dello Stato di Palestina, presentando perfino alcune soluzioni da usare come modello di risoluzione del conflitto. Ovviamente le manie di protagonismo del dragone sono state parte dell’ipotetico patto di risoluzione; la proposta infatti comprenderebbe un dialogo a tre tra Cina, Israele e Palestina.

La stampa cinese ha duramente attaccato la Casa Bianca per la posizione neutra che ha scelto di riversistere. Gli effettivi interessi della Cina vertono su diversi accordi che Pechino vorrebbe stringere o preservare con Israele. Simone Pieranni, esperto di fenomeni, politica e relazioni cinesi racconta che proprio lo scorso anno il vice presidente americano Mike Pompeo avesse chiesto a Tel Aviv un’esclusiva di partnership per la diffusione della rete 5G.

Il presidente della Turchia, Recep Erdogan, questa mattina, ha accusato il neo presidente degli Usa di “avere le mani insanguinate”, motivando la dura condanna con l’escalation di bombardamenti israeliani su Gaza, a cui secondo il presidente Erdogan la Casa Bianca fornisce sostegno. Parallelamente è stata pubblicata da alcuni media Usa, un resoconto di una nuova spedizione di armi controllata ed approvata dall’amministrazione Biden: “Oggi abbiamo visto la firma di Biden sulla vendita di armi a Israele”.

Notizia di alcune ore fa, diffusa dalla rete internazionale Al-Jazeera, confermerebbe che nessuna evidenza diffusa dallo Stato di Israele ha verificato e garantito la presenza di Hamas all’interno del complesso abbattuto e sede di media internazionali. Lo stabile è stato abbattuto due giorni fa, ed oltre a contenere abitazioni di civili palestinesi, era sede di alcune redazioni internazionali come Al-Jazeera o Middle Eyes. Dura la condanna dei rispettivi direttori che hanno chiesto una reale prova della presenza del gruppo terroristico nello stabile, concludendo che l’azione – probabilmente – fosse finalizzata a depotenziare la copertura mediatica del conflitto e mascherare le violenze di Israele.

Raffaele Buccolo

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