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Nel mese di aprile dilagava sul web, la notizia del parroco di un paesino emiliano che aveva proiettato la messa di Pasqua in una sala cinematografica. Diverse sono state le polemiche dei lavoratori del mondo della cultura, fermi a causa del DPCM che vietava tutte le attività teatrali e cinematografiche. Ma in fondo quel prete aveva ragione! “Mica era un film!” Era una messa-in-scena!
26 aprile 2021: riaperti i cinema in Italia
Il cinema Beltrade a Milano ha puntato la sveglia all’alba. “Caro Diario”, di Nanni Moretti, salta in vespa alle sei del mattino per consacrare la resurrezione del cinema. Quella di Moretti è la scelta – non sicuramente dettata dal caso – di un film manifesto della resistenza, di chi lotta ancora per quella Bellezza fatta di cose inutili, come è l’arte.
A Roma invece al cinema Nuovo Sacher c’è proprio Nanni Moretti in carne ed ossa a dare telefonicamente informazioni sui film in programmazione ed il benvenuto ai cinefili emozionati dalla presenza del regista. Nelle maggiori città d’Italia – quelle di colore giallo – le luci hanno iniziato nuovamente ad illuminare le sale rimaste vuote per troppo tempo.
A giugno del 2020 si era cercato in qualche modo di “mettere una pezza”. L’idea del cinema all’aperto sembrava essere ottima, peccato che col finire della bella stagione, si è rivelata una fragile illusione. La crisi del mondo dello spettacolo e della cultura in generale non è mai stato in cima all’agenda politica durante tutta la gestione dell’emergenza. Anziché cercare delle vere soluzioni, si è preferito procrastinare, incuranti dei tanti lavoratori che da più di un anno cercano di richiamare l’attenzione mediatica per smuovere un sistema totalmente inebetito. Sia chiaro, inebetito, non per via della pandemia ma per il grande cinema comico che è la macchina politica italiana.
I numeri dell’annata funestata dal Covid
Secondo la fonte Cinetel, nell’anno 2020 al box office italiano sono stati incassati euro 182.509.209 per un numero di presenze in sala pari a 28.140.682; rispetto al 2019 la diminuzione degli incassi e delle presenze è stata rispettivamente del 71,30% e del 71,18%. Se si considerano i dati a partire da giorno 8 marzo 2020 invece, il dramma è chiaramente molto più accentuato. Si passa a un calo del 93,2% per gli incassi e del 92% delle presenze. Siamo di fronte allo scacco matto della crisi più crudele degli ultimi decenni. In altri paesi del mondo sono stati effettuati diversi esperimenti, per capire se fosse possibile in qualche modo tornare ad aggregarsi in piena sicurezza. Come quello di Barcellona: cinquemila spettatori riuniti per un concerto tutti muniti di mascherina FFP2. Secondo gli esperti spagnoli, nessun segno di contagio da Covid-19 è stato acceso durante l’evento di massa. Nel Regno Unito – che ha finito le scorte di birra per l’apertura dei locali – si sperimenta la discoteca senza mascherina. Pur trattandosi ancora solo di esperimenti pilota, in qualche modo il mondo della cultura prova a respirare di nuovo. Anche in Italia è stato condotto un esperimento – sebbene illegale – quello dei 30 mila tifosi interisti riunitisi presso il Duomo a Milano dopo la vittoria matematica dello scudetto. Che succederà? Per saperlo dovremo aspettare – come quando si attende euforici l’uscita di un (brutto) film- metà maggio.
Chiese aperte e cinema chiusi
La chiusura di cinema, teatri, multisala, musei era stata inizialmente un fatto naturale. Ha smesso di esserlo quando le chiese – rigorosamente “armate” di norme anti-covid e senza segno di pace – hanno ripreso a celebrare messa dopo il primo lockdown. Come citato prima, la storia del Parroco regista della messa a Fiorano Modenese è stato un caso molto discusso. Il fatto più triste – e poco considerato – è che quel cinema era morto da ormai 13 anni. E quasi come a volersi riprendere un po’ di spazio è risorto a Pasqua, nella sua veste sacra, destando scalpore. Un luogo profano che si maschera del sacro per cercare ancora di sopravvivere. La speranza è che non ci siano altri cinema Primavera, destinati a chiudere, perché si preferisce la volgare comodità domestica o un anonimo e gigantesco multisala, ad un piccolo cinema di paese. Il cinema non ha bisogno di tante parole, come insegnano i grandi registi. Il cinema ha bisogno di sentimento, di follia e di silenzio condiviso.
Dacci la nostra illusione quotidiana
È bello ritornare al cinema, poter rifuggire per qualche ora dalla melmosa realtà quotidiana fatta di ansie, scadenze e doveri. È bello stare ad aspettare in fila il proprio turno, ascoltare le stronzate velleitarie del tipo dietro, come quella memorabile scena in “Io e Annie”, in cui Woody Allen ascolta le manie di protagonismo di un professore universitario altezzoso che reputava Fellini un tecnico del cinema. È bello ritrovarsi al cinema e col cinema. Siamo stanchi delle piattaforme streaming e dell’abbonamento alla solitudine.
Così, siamo tornati al cinema a celebrare il ventesimo compleanno di “In the mood for love”, film del regista cinese Wong Kar-wai. Distante dal manierismo occidentale in cui tutto sembra dover essere esplicito e addirittura ostentato, la pellicola svela a chi guarda con occhi sensibili un segreto: da soli non siamo che niente. Ritrovar-si al cinema significa liberarsi dall’io razionalista e abbandonarsi all’esperienza estetica dell’irrazionale. Per questo quel prete aveva ragione: non è mica (solo) un film. Qualunque film si scelga di vedere – dai molto discussi premi Oscar, alla Nouvelle Vague francese o film demenziali – in ogni caso supportiamo il cinema, facciamolo davvero. La messa in scena è finita, andiamo in pace.
Maria Cristina Mazzei
Cara Maria Cristina, grazie per questo articolo, ne ho tratto molte frasi entusiasmanti e stimolanti. E condivido tutto!
Elena
Grazie mille Elena, grata delle tue parole.