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L’America per noi (sottotitolo: Le relazioni tra Italia e Stati Uniti da Sigonella a oggi) è il nuovo libro di Mario De Pizzo, giornalista del Tg1 che si occupa dell’attività di Palazzo Chigi e dell’attualità politico-parlamentare. In questo saggio, edito dalla LUISS UP, l’autore ripercorre i momenti salienti della storica alleanza tra Italia e Stati Uniti. Il motivo? Mostrare come nel processo di ricostruzione dell’Occidente stia a noi scegliere se agire da protagonisti o da semplici comparse.
Da Craxi a Draghi
Alternando narrazione e interviste agli attori della politica italiana, il libro analizza il rapporto Italia-Stati Uniti in un arco di tempo piuttosto ampio. Il saggio prende infatti le mosse dal Governo di Bettino Craxi (1983-87), il primo a guida socialista della nostra Repubblica e, soprattutto, protagonista della crisi di Sigonella. Come spiega lo stesso autore, è importante partire dall’episodio di Sigonella per il ruolo decisivo che ha avuto nel definire il nostro rapporto con gli USA. In quell’occasione, infatti, le azioni di Craxi mostrarono come il diritto internazionale non si pieghi agli interessi dei singoli stati (gli USA in quel caso) e resero evidente la nostra capacità di autodeterminazione. Questo ci fece guadagnare definitivamente la stima e il rispetto dell’alleato statunitense, fino ad allora reticente sulle nostre reali capacità e posizioni.
Passando poi per i governi Berlusconi e Monti e le presidenze di Obama e Trump, il libro arriva fino ai giorni nostri. Qui troviamo Mario Draghi e Joe Biden, posti difronte a un’opportunità che l’autore considera imperdibile: riaffermare l’amicizia tra Italia e Stati Uniti per ricostruire insieme l’Occidente attorno ai valori di democrazia e libertà. In questo processo per De Pizzo «l’Italia di Mario Draghi può giocare al meglio un ruolo di raccordo tra le due sponde dell’Atlantico», mostrando così tutta la sua importanza nello scacchiere internazionale. Se il nostro Governo assumerà davvero questa veste lo scopriremo solo col tempo.
Il ruolo della personalità in politica
Punto di forza del saggio è sicuramente l’attenzione riservata alla dimensione umana dei leader coinvolti nelle vicende analizzate. È un elemento spesso lasciato in secondo piano, ma in realtà fondamentale perché, nel bene e nel male, le azioni politiche riflettono sempre la personalità di chi le compie. Questo emerge chiaramente dal libro, soprattutto grazie alle testimonianze dei politici via via intervistati, come D’Alema, Monti e Gentiloni (per citarne solo alcuni). Leggendo le loro parole, il lettore scoprirà ad esempio come per il salvataggio dell’Euro nel 2012 fu determinante la personalità di Obama, ma anche come la nostra politica estera di inizio millennio si resse sostanzialmente sulla grande affinità caratteriale fra Berlusconi e Bush.
Il saggio di De Pizzo offre quindi l’occasione di intravedere la persona che si cela dietro ai politici che tutti conosciamo. Un’esperienza piuttosto innovativa, che coinvolgerà facilmente anche coloro che non nutrono un particolare interesse per le dinamiche politiche.
Un libro per tutti
Altro aspetto positivo del saggio è il suo essere alla portata di chiunque: studiosi, cittadini comuni e addetti ai lavori possono tutti agevolmente fruire del libro e imparare qualcosa. Inoltre, come sottolinea De Pizzo, il saggio ha una struttura tale da poter essere letto tutto d’un fiato, ma anche capitolo per capitolo. Ognuno di essi è infatti dedicato a un periodo di tempo circoscritto (spesso quello di un determinato governo) e il lettore può quindi scegliere di affrontare anche solo le parti che davvero gli interessano.
Lo stile di De Pizzo è chiaramente quello del cronista, che non esprime giudizi di valore, ma riporta fedelmente fatti e testimonianze. Non mancano quindi i riferimenti anche ai momenti più controversi del nostro rapporto con gli USA, da quelli in cui ci siamo dimostrati loro succubi a quelli in cui invece abbiamo fatto il doppio gioco. Gli Stati Uniti però, come spiega l’autore, sono e devono rimanere «il nostro amico scelto e necessario», pena la nostra irrilevanza sul piano internazionale. Di conseguenza, non possiamo che dare ragione a Paolo Messa quando, nella prefazione al libro, sottolinea l’utilità di questa lettura «per districarsi nelle pagine della Storia più recente e per immaginare come scrivere le prossime».
Giulia Battista
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