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“Naked Attraction” e il paradigma del nudo

3 ' di lettura

La puntata tipica di Naked Attraction si svolge in uno studio televisivo rotondo con cinque cabine colorate che formano un semicerchio. Tutti sono sempre un po’ impacciati e la conduttrice segue due single che devono scegliere una persona con cui passare una serata. Le cabine che contengono le opzioni hanno una porta scorrevole verso l’alto che di volta in volta scopre una parte del corpo . Si parte dai piedi, si sale all’inguine, si arriva al petto e si finisce col volto , e ad ogni round bisogna eliminarne una. Fatta la scelta, chi gioca deve sperare di essere ricambiato, perché solo così può avere luogo l’appuntamento.

A differenza di tanti programmi simili, però – Take Me Out, per dirne uno –, le persone dentro alle cabine sono nude. Senza pixel o fascette nere a censurare le parti intime.

Il programma

Naked Attraction Italia è condotto da Nina Palmieri – una delle Iene – e va in onda su Discovery+, la piattaforma streaming del gruppo Discovery. Questa compagnia americana è famosa più che altro per Discovery Channel, ma nel nostro Paese ha ben nove canali free (NOVE, Real Time, DMAX, Giallo, Motor Trend, Food Network, HGTV, K2 e Frisbee) e quattro canali a pagamento su Sky (Discovery Channel, Discovery Science, Eurosport 1 e Eurosport 2). Se la maggior parte delle trasmissioni sono reality di dubbia qualità, programmi trash e simili, Naked Attraction è una luce nel buio. Sul sito di NOVE si può leggere che uno dei concorrenti – un ragazzo omosessuale che dopo un’esperienza con un ragazzo trans ha cambiato la sua percezione delle cose e ha cominciato a definirsi pansessuale – troverà nelle cabine uomini e donne con vari orientamenti sessuali e diverse identità di genere. In Italia non ci sono molti programmi così.

Il format è una produzione del 2016 di Channel 4, un canale televisivo inglese nato negli anni ’80 come alternativa a BBC e ITV – le due emittenti legate ai partiti del Paese. Il canale, benché operi come servizio pubblico, è finanziato solo ed esclusivamente dalla pubblicità e dalle sue altre attività commerciali. Una specie di Rai che lavora come Mediaset (il programma più visto è il Grande Fratello e non mancano mai i cicli di film stile Bellissimi di Rete 4).

La particolarità di Channel 4 – a differenza del criticato servizio pubblico italiano –, è il suo impegno sociale. Sul loro sito si può leggere che lo scopo del canale è far sentire le voci inascoltate, prendersi rischi e parteggiare per le diversità. Naked Attraction si inserisce proprio in questo triangolo. La conduttrice della versione inglese – la scrittrice e giornalista Anna Richardson – è famosa in patria per Sex Education. In questo programma si parla di sesso agli adolescenti e si risponde alle loro domande.

A differenza di molte trasmissioni di puro intrattenimento – Discovery produce da una decina d’anni reality come Nudi e crudi e programmi scientifici poco accurati –, Naked Attraction è una trasmissione educativa. Certo, non sono mancate le critiche alla scelta fatta esclusivamente su criteri estetici. Ad esempio chi gioca può chiedere alle persone nascoste nelle cabine di agitare il sedere o altre parti del corpo. Molti potrebbero allora chiedersi se sia giusto o morale mostrare la nudità completa su un canale televisivo pubblico (almeno in Inghilterra). Ma è anche vero che quelli scandalizzati possono scegliere di non guardare la trasmissione e concentrarsi invece sui vastissimi cataloghi che abbiamo oggi. Non bisogna dimenticare che la nudità non censurata di questo programma non è totalmente al servizio dell’intrattenimento o del voyerismo più becero; anzi, molte delle persone che giocano hanno avuto problemi col loro corpo, e questo programma può essere un “aiuto” in più per accettarsi. Anche se Anna Richardson parla con chi gioca delle sue preferenze fisiche – seni più piccoli o più grandi, peni più lunghi o più corti –, non bisogna scordare che la sua esperienza passata è stata Sex Education.

Servizio pubblico

Gli scettici, però, ci sono sempre, così come sempre ci saranno quelli che accuseranno questi discorsi inclusivi e “amorevoli” verso se stessi e gli altri come maschera per un intrattenimento “pornografico”; in realtà, basta guardare una puntata per capire che non è così. Nel primo episodio della quarta stagione inglese, la concorrente si ferma davanti a una cabina con dentro un ragazzo trans. Subito dopo la presentazione di Anna Richardson, comincia un video animato che spiega in maniera semplice e chiara come funziona la transizione, cosa comporta e via dicendo, proprio come se fosse un mini-documentario – e video simili sui più svariati temi sessuali e di genere sono in tutti gli episodi.

Ricordando che Channel 4 è un’emittente pubblica – e tenendo presente che questo filmato altro non è che servizio pubblico gratuito per tutti i cittadini meno informati –, bisognerebbe considerare Naked Attraction non come un programma malizioso, ma come un modo per insegnare le cose facendo divertire il pubblico. Bisognerebbe pensare a cosa il nostro servizio pubblico ha fatto su questi temi – con trasmissioni simili o semplici programmi divulgativi –, e poi chiedersi se Naked Attraction non dovesse essere la norma.

La versione italiana, benché ricalchi perfettamente l’originale, si trova solo su una piattaforma streaming a pagamento; eppure, sulla Treccani c’è scritto che “la linea seguita dai primi dirigenti era quella del servizio pubblico, che si compendiava nell’obiettivo di educare, informare, divertire”. Possiamo dire che la televisione italiana di oggi – in un periodo storico delicato e pieno di cambiamenti come quello in cui ci troviamo – stia perseguendo gli stessi scopi?

Alessandro Mambelli

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