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Il presidente tanzaniano ha dichiarato di non voler attuare una campagna vaccinale contro il covid.
Perché il governo della Tanzania ha rifiutato di acquistare i vaccini contro il covid? La questione ci riguarda? Sì. Non solo perché la pandemia è un problema globale e non ne usciremo se non tutti insieme. Non solo perché quello che succede al singolo essere umano interessa l’intera umanità, ma anche perché le dichiarazioni del presidente tanzaniano fanno riflettere e chiamano in causa una responsabilità collettiva.
Cos’ha detto il presidente?
«Il ministero della Salute dovrebbe stare attento, non dovrebbe affrettarsi a provare questi vaccini senza fare delle ricerche, non tutti i vaccini sono importanti per noi, dovremmo stare attenti. Non dovremmo essere usati come cavie» ha detto John Magufuli, presidente della Tanzania. «Se l’uomo bianco fosse stato in grado di inventare i vaccini, avrebbe dovuto trovarne per l’Aids, il cancro e la tubercolosi ormai».
Sono parole forti le sue, che suscitano sgomento ma che dovrebbero anche fare riflettere. Ad esempio, sull’episodio dello scorso aprile, quando durante un talk show della tv francese LCI Camille Locht, ricercatore dell’Istituto Inserm di Lille, e Jean-Paul Mira, capo del reparto di rianimazione dell’ospedale Cochin di Parigi, hanno ragionato insieme sulla possibilità di testare in Africa i vaccini contro il covid.
«Se posso essere provocatorio, non si potrebbe fare questo studio – ha chiesto Mira riferendosi al vaccino BCG per il COVID-19 – in Africa, dove non ci sono mascherine, dove non ci sono trattamenti, dove non c’è rianimazione, un po’ come si è fatto, del resto, per alcuni studi riguardanti l’Aids?». «Ha ragione. Del resto, si sta riflettendo in parallelo a uno studio in Africa con uno stesso approccio» ha risposto Locht.
Questo dialogo, che da subito ha scatenato indignazione e polemiche da tutto il mondo, riemerge come uno spettro dalle parole di Magufuli.
Qual è la situazione in Tanzania?
Il paese è stato dichiarato dal suo governo libero dal covid lo scorso giugno. Si è smesso sostanzialmente di fare tamponi e raccogliere dati. A fare le spese di tutto questo sono i cittadini tanzaniani, che si ritrovano, ancora oggi, senza un piano vaccinale. Il presidente ha esortato i cittadini a continuare a rispettare le norme precauzionali di igiene e distanziamento sociale, ma il consiglio principale è stato di affidarsi alla fede e alle preghiere.
La ministra della Sanità, Dorothy Gwajima ha incitato, durante una conferenza nella capitale Dodoma, ad osservare le norme raccomandate dall’OMS e ad utilizzare rimedi provenienti dalla medicina tradizionale e privi di risultati dimostrati, come inalazione di vapori e assunzione di bevande a base di vegetali, ad esempio zenzero, cipolle, limone e pepe. Ha mostrato lei stessa come preparare questi rimedi casalinghi i quali a sua detta preverrebbero il covid. Ha affermato « non perché il virus abbia colpito il nostro Paese, dobbiamo prepararci, in quanto è presente nelle nazioni limitrofe».
I medici tanzaniani non sono affatto d’accordo né con le “cure” proposte né con i dati forniti dal governo, che ha smesso di raccoglierli lo scorso giugno. Allo stesso modo la Conferenza Episcopale della Tanzania ha avvertito che il problema è tutt’ora presente: il virus molto probabilmente circola e fa vittime, esaminando l’aumento del numero dei funerali nelle aree urbane che sono passati da «uno o due a settimana» a essere officiati «tutti i giorni», ha spiegato il segretario della Conferenza episcopale Charles Kitima alla BBC.
Anche l’OMS ha esortato il governo tanzaniano, tramite il direttore per l’Africa Matshidiso Moeti, a preparare un piano di vaccini per combattere il virus.
La strategia della preghiera
Il vaccino in Tanzania è affidarsi alla fede, almeno secondo il presidente. È quella maggiormente consigliata dal presidente Magufuli. Una strategia politica che resta inspiegabile, specialmente per le difficoltà sanitarie che vivono paesi come la Tanzania. Durante la gestione pandemica il tema della fede è stato ricorrente. In alcuni paesi, come anche in Italia, i luoghi di culto hanno ricevuto tutte le attenzioni del caso, mentre altri, logisticamente identici, i cinema ad esempio, dopo un anno ed una breve parentesi estiva, restano chiusi.
La mancanza della cultura e di tutte le sue attività si fa sentire sempre di più. Mai come in questo momento c’è bisogno di ristorarsi l’anima e nutrirsi di bellezza, e se per alcuni questo avviene attraverso la preghiera e la fede, altri hanno bisogno del teatro, della musica, del cinema.
Chiara Magrone
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