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La montagna ritrovata, ripensare il turismo d’alta quota

3 ' di lettura

È di domenica 14 febbraio il provvedimento che proroga la chiusura degli impianti di risalita fino al 5 marzo. Annullando in questo modo la possibilità di ripresa del turismo montano invernale.
La decisione è stata comunicata alla vigilia del primo giorno di impianti aperti della stagione 2020/2021, che era fissata da mesi per lunedì 15 febbraio. Il ministro Speranza ha emanato l’ordinanza all’ultimo momento, poiché il contagio da covid-19 continua a mietere vittime e la variante inglese, apparsa da poco in Italia, sembra diffondersi molto velocemente. Si sceglie la prudenza, dunque.

Le critiche mosse dal mondo del turismo riguardano soprattutto il ritardo con cui è stata comunicata la decisione, impedendo ad albergatori e rifugisti di organizzarsi e reinventarsi. Tuttavia, la crisi di governo delle scorse settimane aveva congelato per giorni qualsiasi possibile decisione.

montagna di Erica Marconato
Monte Verena, sull’Altipiano di Asiago, con impianti chiusi

La montagna non è solo sci

Il mondo del turismo, ormai messo in ginocchio dalle chiusure natalizie, si vede le porte chiuse in faccia nuovamente. I danni economici sono ingenti: negli anni pre-pandemia il fatturato della stagione invernale si aggirava tra i 10 e i 15 miliardi. E nelle scorse settimane sono molti i gestori che hanno lavorato sodo per riaprire le piste entro le tempistiche indicate dal Cts e in piena sicurezza, per tentare di salvare l’ultimo strascico della stagione.

Ciò che non viene detto e che non fa notizia però, è che parlare di sci non significa parlare di montagna, come sostiene lo scrittore e alpinista Paolo Cognetti. In un momento storico che ha diviso nettamente il mondo pre-covid e quello post-covid, non si è pensato alla chiusura delle piste come a una possibilità per ripensare il turismo montano. Gli impianti di risalita attirano soprattutto un turismo di massa, che vede nella montagna un parco divertimenti. Visione che è in netta contrapposizione rispetto a quella che è l’essenza dell’alta quota: silenzio, fatica, tranquillità e rispetto per la natura. La creazione di un impianto di risalita infatti, prevede l’abbattimento di interi versanti di bosco, la pista viene percorsa da mezzi a motore per tutto l’anno, inoltre per ottenere la neve artificiale occorre prelevare grandi quantità di acqua da fiumi e laghi vicini e prevede l’impiego di molta energia elettrica che viene convogliata in cannoni spara neve.  

Ciaspolare sulla neve fresca

Montagna, elogio della lentezza

Le piste riducono la montagna a un’autostrada: adrenalina e velocità sono le emozioni ricercate. Ma le escursioni in montagna non sono questo: si caratterizzano per i passi lenti e continui, fino a raggiungere le vette dopo ore di cammino. Tant’è vero che quando si passeggia sui pendii il passo lo fa chi va più lentamente. Questa stagione con le piste da discesa chiuse è un’occasione per ripensare il turismo montano: con meno parchi dei divertimenti e più escursioni sulla neve. Si possono usare ciaspole, ramponi e piccozze, sci d’alpinismo e pelli di foca, sci da fondo oppure riscoprire la gioia di una discesa con uno slittino. Occorre essere più accorti e attrezzati, ma la montagna non muore senza funivie. Lo sci non è nato sulle piste: incredibile, ma vero.

Un turismo che va rivisto soprattutto dopo l’affluenza che la montagna ha registrato l’estate scorsa: individuata come meta sicura per gli spazi aperti e la distanza fisica che garantisce. Gli italiani dopo mesi di lockdown e chiusure forzate in casa hanno sentito la necessità di aria pulita e natura rigenerante. Perché d’inverno dovrebbe essere diverso?

Il richiamo della foresta

Tra gli esempi virtuosi c’è in particolare il festival Il Richiamo della Foresta nato nel luglio del 2017, che si tiene nella frazione di Estoul in comune di Brusson. Località della Valle d’Aosta situata tra i 1700 e i 2200 metri di altitudine. Si tratta di una manifestazione di quattro giorni che ha l’obiettivo di raccontare diversi modi per vivere la montagna. Intesa non solo come fuga solitaria, ma come un modello economico alternativo a quello cittadino. Durante i giorni del festival si possono sperimentare diverse attività: scoprire i sentieri della valle d’Ayas accompagnati da una guida escursionistica certificata; esplorare boschi e pascoli in totale silenzio; praticare Yoga per ritrovare l’armonia tra le energie del corpo e il ritmo della natura; si può assistere a presentazioni di libri e a rappresentazioni teatrali.

Dunque, si lasci da parte l’arroganza di chi crede che la montagna siano gli impianti da risalita e si provi ad esplorarla laddove i mezzi a motore non arrivano, dove la neve brilla tra gli alberi, dove il manto bianco è soffice e non battuto dal gatto delle nevi.
Si provi a lasciarsi incantare da questa montagna fuoripista economica ed ecologica. E vedrete che l’anno prossimo dell’apertura degli impianti vi importerà ben poco.

Erica Marconato

2 Comments

  1. Luciano Luciano 18 Febbraio, 2021

    Concordo pienamente quanto scritto, io amo la montagna per il suo silenzio, per la sua bellezza che ti lascia una felicità interiore che non ha eguali. Fin da piccolo con il mio papà andavo in montagna e mi portava a vedere il gallo cedrone, una emozione che ti metteva le lacrime agli occhi, ora quel meraviglioso posto con alberi centenari non esiste più, l’interesse economico ha prevalso sulla bellezza smisurata del luogo, tutto è stato sventrato per realizzare le piste da sci, cancellando in un attimo quello che la natura ha sapientemente saputo creare in tanti anni. Dobbiamo imparare a portare rispetto alla montagna, perché non chiede nulla ma ti sa donare sempre e comunque una gioia immensa.
    Luciano

  2. Laura Laura 19 Febbraio, 2021

    Grazie, questo articolo per chi ama la natura, i fiori e gli animali, è davvero commovente e ci deve far riflettere. Lo scempio di questi ultimi decenni ci ha oscurato gli occhi e non riusciamo più a guardare con lo stupore di un fanciullo la corsa di una lepre fra la neve o lo sbocciare di un fiore. Non voglio credere che chi va in montagna il fine settimana si preoccupi solo dell’abbigliamento tecnico sportivo che indossa, mi auguro lo sguardo sia rivolto anche e soprattutto a ciò che li circonda, e con questo non intendo sguardi rivolti a chi scende più veloce dalle piste, ma occhi che si perdono fra boschi innevati.

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