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“Sono un terrone e per di più calabrese” diceva lui stesso quando voleva far capire che su quella cosa non avrebbe mollato. E non mollava, ma con dolcezza: le due straordinarie qualità di un medico e di un politico che ha fatto innamorare Parma, che oggi lo piange.
E’ morto Rocco Caccavari. “Il dottor Caccavari”, per il cronista che lo conobbe decenni fa al Pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore di Parma; “Rocco” da subito e per tutti gli anni a seguire.
Ci sono le foto di lui allora, giovane medico subito col cuore e la professionalità in prima linea: quando crollò un padiglione dell’ospedale o quando la città fu frustata da una violenta scossa di terremoto. E ci sono le foto di lui vecchio saggio, con una barba teatrale che fu appunto anche teatro (presidente onorario della Fondazione Lenz) o con il volto segnato dai farmaci ma ancora con il suo immancabile sorriso sulla spiaggia del mare per un bagno da disabile in carrozzina, anche lì senza mollare di fronte alle difficoltà.
Arrivato a Parma da Crotone dove aveva vissuto alcuni anni e da Girifalco dove era nato, Rocco Caccavari – ma davvero sempre e per tutti Rocco, perfino quando divenne a furor di popolo onorevole – a Parma ha dato tantissimo: appunto il lavoro al Pronto soccorso, poi le esperienze da pioniere nazionale nel campo delle tossicodipendenze, la presenza a fianco delle battaglie della psichiatria o per i disabili, le leggi varate su questi temi o sull’alcolismo. Con una concretezza ed una professionalità che mai hanno messo in secondo piano la sua umanità.
Parma oggi piange quel testardo quando delicato “terrone calabrese” con la consapevolezza di avere perso uno dei suoi figli migliori, e con la gratitudine di quel regalo venuto da lontano. Resta l’immagine di quel volto da Riace, di un cuore grande e di un senso della politica quanto mai lontano dalle piccinerie ottuse della politica dei nostri giorni.
Quando ho pensato a un sito di giovani che raccontasse il Sud senza chiudersi nel Sud, sicuramente c’era dentro anche la lezione di Rocco. Che da qualche parte forse leggerà con piacere i vostri racconti di quando il Sud sale, per davvero.
Gabriele Balestrazzi
Nei silenzi tra parola e parola
sospensioni tra un respiro e l’altro
nella pausa tra onda e onda
nei crepuscoli e nelle aurore
negli interregni
ponti sospesi tra sponda e sponda
in quel che c’è tra questo e quello
tra sonno e veglia
nell’ombra degli spazi indefiniti
nello sfumare da una vita all’altra
io sono lì.
Elisabetta Angh
– Le belle persone lasciano di sé il profumo di un amore magnifico e incancellabile. –