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Christiania: quando l’utopia si avvicina alla realtà

2 ' di lettura

Fristaden Christiania, città libera di Christiania, o, comunemente, Christiania. Comunità anarchica autoproclamata che sorge nel cuore di Copenaghen. Un quartiere che profuma di libertà e pura utopia. Essa copre un’area, racchiusa tra le sponde del canale Stadsgraven e lungo la via Refshalevej.

La genesi di Christiania

La fondazione risale al 1971, quando un gruppo di hippies decide di occupare le ex basi militari abbandonate dal Ministero della Difesa, nel distretto di Christianshavn, per dar vita a un’alternativa vita comunitaria, in pieno stile sessantottino. Iniziali rimostranze, del governo danese e dei suoi cittadini, hanno reso difficile la proclamazione ufficiale dell’indipendenza della comunità. I timori di natura governativa derivanti da una comunità indipendente sorta nel centro della capitale danese, che rifiuta uno stile di vita individualista e di stampo capitalista, sono stati aggravati anche dal trattamento delle droghe leggere, legali e vendute nella famosissima Pusher Street, a pochi metri dall’ingresso, – in cui, tutt’oggi, restano vietatissime le fotografie –. Questo insieme di fattori sono stati motivo di ripetuti attacchi e condanne alla comunità per alcuni troppo libertaria e lontana dal proprio modo di intendere la vita. Nonostante le iniziali rimostranze, però, la cittadina libera ha resistito ai vani tentativi di smantellamento, ottenendo, nel nome del suo pacifismo anarchico, lo status semi-legale di comunità indipendente.

Lo Stato autoproclamato negli anni

L’isola felice di Christiania si presenta dunque, sin dalle origini, come una proposta di libertà a partire dall’organizzazione interna, dall’interesse alle questioni ambientali, alla vita quotidiana e comunitaria sino ad arrivare alla gestione del lavoro dei suoi abitanti. Lo Stato autoproclamato si è dotato della maggior parte dei servizi essenziali, quali poste, asili per bambini, botteghe, postazioni di primo soccorso, biblioteche e ludoteche. Dal punto di vista amministrativo gli ormai quasi mille abitanti hanno provveduto all’istituzione di veri e propri organi di governo e commissioni. Le imposte sono pagate al governo danese, come stabilito di comune accordo da tutta la comunità. Vivere, amare e lavorare in pace. Questi gli imperativi di Christiania che nel corso dei decenni si sono fatti sempre più saldi e diffusi. È riuscita a sopravvivere alle polemiche esterne, si è allargata, arricchita e delle sue peculiarità ne ha fatto punti di forza.

I mille colori della libertà

Visitarla è un’esperienza quantomai suggestiva e unica. Si viene invasi, sin dai primi passi, da un caleidoscopio di colori, musiche e odori. Le decine di murales e graffiti che tappezzano le case e gli edifici del quartiere illuminano il cammino dei visitatori che, difficilmente, riusciranno a camminare guardando per terra. Le stesse abitazioni sono tramandate di padri in figli e costruite in totale indipendenza. Impossibile dunque, non restare attoniti e a tratti storditi da tutti gli stimoli luminosi a cui si è sottoposti. È inoltre curiosa la totale assenza di auto, assolutamente vietate, e il maniacale rispetto per la pulizia e la cura dell’intero quartiere. La mancanza di auto ha portato i fabbri locali a produrre un triciclo dotato di un cassone anteriore, che ha poi preso il nome di cargo bike. Da qui il nome del marchio ormai famoso anche all’esterno della comune.

Christiania è un’esperienza fuori dal normale, è l’immersione in una realtà rara e preziosa, da salvaguardare in tutta la sua unicità. È stato, e probabilmente ancora è, il grido di speranza di persone che, in quella libertà, priva di vincoli, non hanno mai smesso di credere. Una comunità che non si è mai allontana, dallo spirito del ’68, in cui le piazze di tutto il mondo intonavano le frasi di “Imagine” di John Lennon, sognando e sperando un mondo migliore. L’utopia dell’autogoverno democratico e della partecipazione consapevole di tutti resta in continua evoluzione, sempre al grido di “I kan ikke slå os ihjel”. “Non potete ucciderci!”.

Cristina Conversano

2 Comments

  1. Teresa Teresa 6 Gennaio, 2021

    Dovremmo prendere come esempio Christiania, solo così in Italia avremmo quel cambiamento tanto agognato di generazione in generazione; basta continuare a vivere di se e di ma, non se ne può più

  2. Mario Mario 7 Gennaio, 2021

    Al netto dei discorsi lennonistici questo quartiere di Copenaghen è un posto dove ci si fa in piena libertà le canne. Punto.

    Il posto può essere sintetizzato in questa frase che ho scritto sopra.

    Poi però c’è la voglia di edulcorare il tutto con la parola libertà. Io parlerei invece dei danni della droga, della marjuana sui giovani e non solo. In ogni angolo del quartiere c’è odore di… erba. Speriamo che a Parma posti ufficiali e autorizzati per drogarsi non ne vengano creati.

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