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Giulia non deve volare

2 ' di lettura

Giulia Schiff da bambina ha un solo obiettivo, quello di diventare pilota come suo papà, quindi fantastica, progetta, e studia, studia tanto per realizzarlo; durante le ore passate sui libri però non può immaginare che un giorno quel sogno si trasformerà nel peggiore dei suoi incubi.

Quando scopre di aver vinto il concorso è incredula, non sta nella pelle, avrebbero ammesso soltanto dieci allievi ufficiali e lei è tra quelli. Quella vittoria le consentirà di ottenere il prezioso brevetto di pilota militare, manca pochissimo per sentirsi totalmente appagata e pilotare il jet delle Frecce Tricolori. Ha solo ventuno anni e tanta energia quando mette per la prima volta piede nell’Accademia di Aeronautica di Latina dove l’aspetta il tradizionale “battesimo”.

Il battesimo si trasforma in nonnismo militare

Il rito consiste nel burlare goliardicamente i nuovi arrivati con prove e scherzi che terminano con un bagno in piscina. Tutto apparentemente innocente se non fosse per il fatto che quel giorno Giulia non è stata bersaglio di un innocuo scherzo, ma di vera e propria violenza.

Viene tutto filmato, si vedono otto uomini prenderla di peso e tenerle fermi i polsi e le caviglie mentre qualcuno la frusta. Lei all’inizio sta al gioco, si sentono persino le sue risate, fino a quando il dolore si fa più forte e il riso si trasforma in lamento. Mentre i colleghi sghignazzano, lei chiede di fermarsi, cerca di dire che adesso stanno esagerando, ma loro continuano e, come se non bastasse, le fanno sbattere la testa una, due, tre volte contro l’ala di un aereo in mostra, come fosse un ariete. Alla fine avviene il famoso tuffo in piscina con i vestiti. Il video finisce con le espressioni soddisfatte dei militari e strette di mano.

Giulia è scossa, se lo aspettava, ma non immaginava fossero così crudeli. Fa quindi quello che una ragazza della sua età farebbe in questi casi, chiama il padre, anche lui ha “subito” quel rito d’iniziazione, ma è sempre stato un gioco, uno scherzo, nessuno è mai arrivato a tanto. Invece lei dice che ha male ovunque e che non ha ancora controllato i segni sul corpo.

Una volta chiusa la chiamata, Giulia si toglie piano i vestiti che ha addosso, vede i lividi e finalmente si rende conto che quella ferocia non è normale, probabilmente qualcuno non la vuole lì.

Fonte: https://primavenezia.it/media/2020/10/121306846_3508139095910918_2943052081843258385_n.jpg

La prima denuncia

La ragazza quindi denuncia perché non vuole abbassare la testa.

Nel frattempo il padre chiedendo spiegazioni all’ufficiale, riceverà come risposta che il rito è una tradizione, cioè qualcosa che fanno tutti gli allievi e che per questo non deve preoccuparsi. Con il passar del tempo Giulia si sente dire addirittura che il nonnismo è altro e che sta esagerando.

Naturalmente stiamo parlando di un’ accademia militare, all’interno della quale una ribellione non è accetta, ancor meno se proviene da parte di una donna. Ma il peggio avviene dopo, quando nel 2018 l’allieva rimedia una bocciatura confezionata sotto forma di rimprovero al fatto che non sia ancora pronta per la vita militare. Venuto a conoscenza dei fatti, l’anno dopo, il Consiglio di Stato si muove per agevolare la sua reintegrazione nell’Accademia di Pozzuoli per completare il corso.

Ma Giulia è una ragazzina, Giulia è un’infame, quindi Giulia deve essere punita.

Per lei ricomincia l’inferno: dopo aver ricevuto quattro rimproveri e tre richiami formali in soli otto mesi viene a scoprire persino che i colleghi sono stati minacciati di non parlare con lei. Non le resta che pensare solo che prima o poi finirà, ma così non è stato.

«Non risultano ricorrere i presupposti per avviare il sergente Schiff allo svolgimento delle ulteriori attività presso le Scuole di volo militari» giustifica così l’azione di espulsione il generale Luigi Casali, capo di Stato maggiore delle Scuole dell’aeronautica militare.

La seconda denuncia

Giulia è una ragazzina è vero, ma è anche una guerriera e quindi denuncia nuovamente, stavolta contro la Procura militare di Roma per abuso di autorità. I militari, appartenenti al 70esimo Stormo dell’Aeronautica di Latina, dovranno affrontare un processo per il caso che li vede coinvolti nelle violenze, identificati anche grazie al video. L’accusa è di concorso in lesione personale e ingiuria e la prima udienza è stata fissata per il 9 marzo 2021. 

Giulia non può più volare perché qualcuno ha deciso di tarparle le ali, ma nessuno potrà mai spegnere il fuoco che ha dentro e fermare la sua smania di ottenere giustizia.

Laura Lipari

One Comment

  1. Mario Mario 5 Gennaio, 2021

    L’episodio è grave ma fa solo notizia perchè è una donna. Di episodi molto più gravi di nonnismo, finiti molto peggio, ce ne sono ogni mese in Italia, altri terminati in modo tragico e che non sono neppure balzati alle cronache. Motivo? Erano uomini

    Violenza gratuita su maschi dove però gli uomini delle mischie non hanno interesse e non avrebbero visibilità.

    Per cui o si parla del nonnismo sempre o non ha senso parlarne ora perchè l’episodio seppure molto violento (sempre molto meno rispetto a quello riservato agli uomini) riguarda una donna. Altro che lividi….

    E se uno dice “eh ma la donna è indifesa” allora anche in un episodio di nonnismo anche un uomo è indifeso.

    Non lo so se però se i signori della flanella hanno fatto il militare, probabilmente no con le loro idee filosofiche, perchè se l’avessero fatto sicuramente avrebbero visto violenze e scherzi del genere ogni giorno.
    ps: anche nell’esercito comunista russo, siccome ci sono contestatori del capitalismo, vengono fatte violenze gratuite e su youtube si trova qualche video.

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