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Frida ≠ Freeda ≠ freedom

3 ' di lettura

A volte l’ideale di libertà che ci si prefissa non è altro che una forma di distorsione della realtà. Capita ai giovani che cercano di esprimere il proprio senso di autonomia e indipendenza dalla società. Sono invogliati dai social così immersivi nelle loro vite e da personaggi rilevanti che vengono quasi idolatrati e seguiti come punti di riferimento. Ieri ci si ispirava alla Montessori, oggi alla Ferragni. Cambia il mondo circostante e con esso i modelli cui ispirarsi. Da questo contenitore di giovani focosi attinge anche il Movimento Femminista che denuncia una società vittima di un patriarcato celato, ma ancora presente.

Freeda è il progetto editoriale della famiglia Berlusconi e Agnelli

C’è un blog, fra tutti, che si fa portavoce del tema. Freeda è il progetto editoriale che vanta tra followers, click e fatturato, cifre da capogiro. Il nome scelto non è casuale: va inteso come la “Freedom della donna”, in quanto l’obiettivo della pagina è senza dubbio quella di promuovere l’empowerment femminile. Tuttavia, come spesso accade alle aziende che esprimono valori sociali, il magazine è stato oggetto di numerose critiche da parte degli utenti. A partire dai nomi dei proprietari e azionisti del blog, che annoverano fra gli altri esponenti delle famiglie Berlusconi ed Elkan, personaggi con ideali lontani, secondo la community, da quelli femministi. Le contestazioni sono principalmente due: collegare le lotte per la parità di genere al mondo capitalistico e storpiare il senso di libertà ed emancipazione della donna.

“Woman do it better”?

Brandizzare i contenuti online a scopo di guadagno non è certo il problema. A disturbare la community è più il mezzo per giungere all’obiettivo, sfruttando cioè il tema dell’empowerment. Se da una parte lil magazine sostiene l’idea di un cambiamento sociale in cui la donna possa sentirsi libera di presentarsi acqua e sapone e con qualche peletto in più, dall’altro, sceglie sponsor ufficiali come Gillette e Superfluid, nota azienda di prodotti make-up. Contraddizione disarmante, un po’ come disarmante fu la pubblicità di Nike di qualche tempo fa. Promossa più volte e su vari canali anche dalla stessa Freeda, lo slogan citava “il cambiamento è possibile“; se non fosse che l’azienda multinazionale statunitense sfrutta e sottopaga le donne che per essa lavorano.

Fonte: museofridakhalo.org

Dietro ogni grande donna ci sono (sempre) altre grandi donne?

Ancora più rilevante appare la seconda contestazione. Finalità del progetto è sempre stata la promozione della parità di genere. I redattori di Freeda impacchettano coloratissimi post e video, spesso ironici, attirando a sé il giovane pubblico, ma qualcosa non va in questi contenuti. Mostrano una società declinata al femminile che più che improntata sulla parità, sembra soppiantarla, screditando volutamente il mondo maschile. Il femminismo proposto da Freeda è esasperato nella sua forma più pericolosa: capovolgendo i ruoli ed esaltando la donna libera, più che un cambiamento si ottiene un avvelenamento della società. Infatti, sono diversi i post in rete che prendono di mira Freeda sottolineando gli eccessi che propone e mandando a rotoli decenni di lotte femministe. Una contraddizione che si manifesta definitivamente, scrutando la storia di uno dei personaggi femminili a cui Freeda si ispira: è l’eccentrica pittrice messicana Frida Kahlo, simbolo di autonomia, forza, femminismo e lotta contro gli stereotipi.

Frida, donna eccentrica

L’ artista messicana è diventata, a sua insaputa, una rumorosa attivista. La grande influenza della donna – definita “mito” – si è allargata così velocemente da diventare moda, per la sua capacità di trasformare le difficoltà della vita in espressioni d’arte. Frida Khalo è anche esempio di emancipazione su temi politici, d’arte, di stile di vita e rispetto all’ aspetto fisico. Quando si innamora però, la sua vita cambia. Rimane vittima di un amore tossico, intrappolata in quella gabbia dorata costruita con le sue stesse mani chiamata Diego Rivera, marito infedele e uomo burbero che porterà la pittrice ad annullarsi quasi del tutto pur di salvare il loro matrimonio. Da lui sarà sempre dipendente sia economicamente che psicologicamente. «Per quanto tu possa essere razionale ci sarà sempre una favola alla quale finirai per credere» – diceva Dina Goldstein. La favola di Frida è stato il suo Diego.

Ciò la rende un simbolo di emancipazione meno valido? Occorre cambiare l’ottica con cui guardare alle grandi personalità. Frida è un esempio in virtù della sua storia, non nonostante. Viviamo in una società così molle che viene facile aggrapparci a figure o ideali che ci appaiono forti nella loro robustezza, ma che in realtà custodiscono all’interno delle fragilità spesso invisbili. Freeda rimane un progetto dalle fondamenta ammirevoli, ma con sostanziali lacune a livello tematico che, se non riguardate, possono diventare un pericoloso e malsano strumento sociale. Frida Kahlo è stata un simbolo di emancipazione, fino a quando non è inciampata nel suo amato Rivera.

Laura Lipari

3 Comments

  1. Tganoea Tganoea 30 Dicembre, 2020

    Bellissimo articolo!

  2. Chiara Lombardo Chiara Lombardo 31 Dicembre, 2020

    Un articolo molto interessante, che dà spunti di riflessione.
    In effetti condivido in pieno per certe parti, mentre altre mi informano di cose che non conoscevo e che mi spingono all approdondimento.

  3. Mario Mario 1 Gennaio, 2021

    Io non sono d’accordo con tutte queste critiche e quindi con l’articolo per un semplice motivo: le critiche che fate a Freeda per il tipo di donna che propone sono alla fine critiche ad un tipo di donna che il mondo radical chic lennonistico ducale vuole, ovvero la donna in carriera, la super donna, la donna senza figli e ci vedo anche nella visione radical chic una presa di posizione a favore dell’aborto a prescindere. Se superdonna freediana significa tutto questo allora credo che combaci con la visione lennonistica della donna.

    Alcuni in modo superficiale criticano a Parma anche gli stipendi bassi delle donne che, invece, a parità di ruolo sono praticamente identici a quelli degli uomini.

    Quindi non è sbagliato quello che propone Freeda, è proprio sbagliato quel femmnismo anti-vita, abortista, anti-famiglia, anti-capelli lunghi, anti-trucco, fattorino, sfattone che ha portato ad un degenerazione dei valori fondanti nella nostra società.

    La ricerca della carriera a tutti i costi, l’equiparazione nazi-vegan dei cani/gatti sullo stesso piano dei bambini, l’egosimo ed egocentrismo femminista, l’avidità della coppia ma soprattutto della donna portano ad un radicale mutamento della società e ad una crisi demografica senza precedenti in cui il nuovo ruolo della donna definito dal femminismo ha un ruolo dominante in questi camabiamenti.

    La carriera

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