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‘Avtonomni kulturni center Metelkova mesto’ o semplicemente Metelkova, è un quartiere anarchico e stravagante sito nel cuore di Lubiana, a pochi passi dal centro: il lato misterioso di una città candida ed elegante. Una parentesi artistica sui generis, indipendente e provocatoria. Uno di quei luoghi che inizialmente spiazza, incute timore, ma non abbiate paura ad addentrarvi e parlare con chi vi sta intorno. Si tratta di un centro sociale e culturale all’interno di un complesso di circa dieci edifici un tempo adibiti a caserme militari jugoslave, cadute lentamente in disuso. Dopo la proclamazione d’indipendenza della Slovenia dalla Jugoslavia nel 1991, questi edifici furono abbandonati e divennero progressivamente punto di ritrovo di artisti e intellettuali.
Riadattamento
Il centro culturale esiste grazie all’iniziativa di diversi artisti (circa 200) che nel 1993 hanno occupato pacificamente gli edifici del quartiere, i quali oggi ospitano una moltitudine di attività. Vi sono mostre temporanee e alcune alquanto bizzarre, locali alternativi, piccoli concerti musicali. Di giorno nel quartiere regna un’atmosfera surreale e inquietante, mentre di sera si anima: in programma eventi vari tra cui concerti, presentazioni di libri e performance di vario genere che richiamano molti spettatori. Per un’immersione completa nel quartiere si può anche sostare in un ostello ambientato nella vecchia prigione militare. Un posto che si sarebbe potuto conservare intonso amplificandone il significato di un tempo; oppure diventare un centro commerciale, senza escluderne anche una totale demolizione. Dunque Metelkova è un esempio di una riconversione creativa e frizzante.
Uomini spillo, sculture di ferraglie assemblate, tamburi penzolanti che scoccano le ore: sono solo alcune delle creazioni buffe o spaventose che comunicano irriverenza e provocazione. Le opere in questa galleria d’arte a cielo aperto lasciano libera interpretazione di un significato nascosto, a patto che rientri negli ideali di democrazia, resistenza, anticonformismo.
Arte messa da parte
Recentemente la libertà di espressione che vige a Metelkova ha però subito minacce. Le circa 20 organizzazioni che hanno sede nelle ex caserme hanno ricevuto un avviso di sfratto dal ministero della Cultura sloveno. La decisione sembrerebbe giustificata da un’opera di ristrutturazione degli edifici, ma gli artisti lo vedono come un nuovo attacco del governo di Janez Janša. Sostengono che tutto ciò farebbe parte di un progetto volto alla chiusura definitiva di alcune ONG indipendenti. Il fondamento della diffidenza nei confronti del progetto di riqualificazione sta nella nota affinità che Janez Janša ha con il primo ministro ungherese Victor Orbán.
Oltre 200 istituzioni e più di otto mila persone hanno sottoscritto l’appello rivolto al ministro Vasko Simoniti in sostegno agli enti, associazioni e singoli che operano nelle strutture del Centro culturale Metelkova di Lubiana, chiedendo di ritirare la richiesta di sfratto e di procedere affiancando gli affittuari al progetto di ristrutturazione della struttura. Il programma potrebbe anche essere appoggiato, ma vanno accordati metodi e tempi; in gioco c’è l’esistenza professionale di molti protagonisti della scena culturale e artistica slovena. Le organizzazioni con sede nel quartiere hanno risposto con una lettera di protesta che rivendica di “resistere con tutti i mezzi a questi attacchi contro la società civile, la cultura indipendente e la democrazia. Metelkova è uno spazio aperto al pubblico, dove la diversità, la solidarietà, il dialogo e il pensiero critico sono rispettati e incoraggiati”.
Un quartiere che, da che esiste, lotta per mantenere la propria autonomia e unicità. Con auspicio che continui a farlo, Metelkova, per fortuna, resiste.
Greta Contardi
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