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Habemus presidente

1 ' di lettura

“Biden is the 46th president of the United States of America”. 

Lo show è terminato. Mentre Biden sta già pensando a cosa dovrà inventarsi per tirare le redini dei cinquanta stati, Donald Trump ha abbandonando il campo da golf – dannate palline che non sono entrate in buca -. 

Il sorridente Biden ha trionfato con più di cinque milioni di voti, traghettando l’America dalla sua ora meno felice: i 4 anni appena passati. Dal muro del Messico, alle punizioni contro gli aborti, alla polizia autoritaria, al “law and order” in risposta alla morte di Floyd, al disinfettante nelle vene – sì, l’ha detto davvero – l’era Trump è stata una delle peggiori amministrazioni repubblicane. Certo, poteva andare peggio, addentrandosi in una partita a Risiko con la Cina; ma anche lì ci siamo andati abbastanza vicini, un po’ più giù. In Iran ad esempio, gennaio 2020, dove per dieci giorni, dopo che Trump ha ordinato l’uccisione del generale Solemani, il mondo ha osservato in ansia le fasi di pre-guerra tra i due Paesi. Per fortuna che- alla fine- è arrivato il virus. Trump ha potuto auto-eliminarsi con una gestione pressoché nulla della pandemia, seconda solo al Brasile di Bolsonaro. 

Per capire la fortuna di non doverci subire altri 4 anni delle imprese Trump torniamo agli anni ’90.

Trump appartiene ad una generazione di man self (dad)made. Ha partecipato alla costruzione di molti grattacieli di New York negli anni d’oro del cemento. Nei suoi interessi ha partecipato Roy Cohn, l’avvocato maledetto che aveva contatti con le più grandi famiglie mafiose oltreoceano. Una sorta di Marcello Dell’Utri americano potremmo azzardare. Strano che il cemento di New York colluso con la mafia, finiva proprio nelle fondamenta della Trump Tower. Questo ha fatto di Trump un magnate che ha gestito l’America come una grande azienda, spendendo 20 miliardi di dollari per costruire un muro anti-immigrazione e  immaginando, nelle sue notti più folli, di portare l’America verso un’opinione pubblica che combaciasse con le sue idee.  Lo sapevamo tutti che quel “Make America Great Again” era riservato ad una ristretta cerchia di americani. 

L’America di Biden è un’America che torna a sperare. Settantacinque milioni di persone insonni per 5 giorni.

In Georgia hanno fatto una grande festa quelli del movimento “Black votes matter”, Trump non aveva mai ascoltato le loro richieste. E se il buongiorno fa ben sperare, le idee di Biden e Harris combaciano con l’archetipo di Democrazia. Gestire il bene pubblico. Come è stato per Obama ora è per Biden, perché un’America multiculturale, libera e sognatrice non meritava un capriccioso bigotto miliardario.

Raffaele Buccolo

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