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Serena Mollicone: l’omicidio e l’infinita lotta del papà Guglielmo per scoprire la verità

2 ' di lettura

E’ morto Guglielmo Mollicone, papà di Serena, uccisa a 19 anni ad Arce, in provincia di Frosinone, nel 2001. La lotta di Guglielmo è durata quasi 20 anni, tra aule di tribunale e tentativi di depistare le indagini. 

Serena Mollicone scompare da Arce l’1 giugno del 2001. Due giorni dopo, il 3 giugno, il suo corpo viene trovato in un boschetto, con mani e piedi legati, e la testa avvolta in un sacchetto di plastica.

Le indagini sin da subito si concentrano su Carmine Belli, un carrozziere del posto, che sconta 18 mesi di ingiusta detenzione poiché, come verrà verificato in seguito, completamente estraneo ai fatti. Per alcuni anni le indagini restano ad un punto fermo, fino ad un evento tragico nel 2008. Santino Tuzi, brigadiere nella caserma di Arce, viene rinvenuto morto nella sua auto e apparentemente sembra essere morto suicida. Le successive indagini e la balistica proveranno che Tuzi è stato ucciso e successivamente è stato inscenato un suicidio. 

Cosa c’entra il brigadiere Tuzi con la morte di Serena?

Santino Tuzi molto probabilmente conosceva la verità ed era in procinto di raccontarla. Successive indagini porteranno ad indagare su tre persone, Franco Mottola, brigadiere della caserma di Arci, suo figlio Marco e la moglie Annamaria. Vengono accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere. 

I fatti

Secondo la ricostruzione dell’accusa, accolta dal sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo, la allora diciottenne Serena, il primo giugno del 2001, si reca in caserma ad Arci, su invito di Marco Mottola, figlio del brigadiere Franco. Sembrerebbe che la Mollicone avesse scoperto di un giro di spaccio del Mottola e volesse denunciarlo pubblicamente. In caserma, tra i due ragazzi scoppia una violenta lite all’interno di un alloggio di cui la famiglia Mottola aveva disponibilità. Marco spinge serena violentemente contro la porta, Serena sbatte la testa in modo violento e cade a terra esanime. Questa tesi verrà confermata dai RIS e dalla misteriosa sparizione della porta oggetto d’indagine, che solo in un secondo momento verrà poi messa di nuovo in caserma. Proprio dalla porta si è riuscito a ricostruire l’accaduto, dopo che sulla medesima sono state trovate tracce compatibili con un fortissimo trauma cranico conseguente ad impatto violento.

Serena avrebbe sbattuto la testa con violenza contro la porta e, credendo morta la ragazza, Franco Mottola e Marco Mottola avrebbero portato la ragazza nel boschetto. Solo successivamente, dopo essersi accorti che la ragazza respirava ancora, le hanno legato una busta di plastica attorno alla testa e legato mani e gambe.

Gli inquirenti non hanno dubbi, tanto che a luglio del 2019 è stato chiesto il processo per 5 indagati, i 3 principali della famiglia Mottola e due concorsi in omicidio per l’appuntato scelto Francesco Suprano e il luogotenente Vincenzo Quatrale.

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