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Giorgia Persico
Parmigiano Reggiano, uova, pepe, farina, vino bianco e olio extravergine d’oliva, semplici ingredienti che, mescolati, regalano una merenda salata deliziosa: il fiadone. Le bambine di ieri oggi nonne, raccontano di quanto la preparazione del dolce abruzzese fosse tanto attesa, «si mangiavano una volta l’anno» dicono «“mo’(ora) ci sono sempre».
Le uova le deponevano le galline nel cortile, la farina proveniva direttamente dal mulino ma addirittura le più anziane raccontano di un baratto; gli uomini portavano il grano duro dal mugnaio e in cambio, con poche lire, ottenevano la farina.
L’olio era quello che si imbottigliava, come accade ancora oggi, a novembre; intere famiglie, armate di reti e rastrello, si spostavano nelle campagne per raccogliere l’atteso frutto.
Il vino bianco e il pepe si compravano nella ‘pteca, (piccolo negozio super fornito dove, curiosità, gli spaghetti si vendevano sfusi e avvolti in fogli di cartone) il Parmigiano, ritenuto un lusso difficile anche da reperire, veniva sostituito dal formaggio pecorino, autoprodotto, il vero “a chilometro zero” che oggi fa tendenza. L’allevamento di capre e pecore continua ad essere una fonte di sostentamento fondamentale per l’Abruzzo. Si pensi all’arrosticino, il re della regione.
La dispensa è piena iniziamo a cucinare. Per prima cosa si pensa al il ripieno: uova e parmigiano vengono mescolati insieme fino ad ottenere un composto – come direbbero sui blog di cucina – omogeneo, lasciato nella ciotola e riposto.
Ottenuto il ripieno si passa alla preparazione della pasta; la sfoglia che avvolgerà il composto. Un vulcano di farina nel cratere ospita l’uovo, si impasta aggiungendo un po’ di vino bianco, olio d’oliva e pepe.
La pasta verrà stesa e sopra di questa piccoli cumuli di formaggio ricoperti a loro volta da altra sfoglia. Si raccomanda la chiusura “ermetica” fatta a piccoli tocchi con la forchetta. Il nostro raviolo gonfio è pronto per essere infornato.
E mentre le grandi industrie confezionano migliaia e migliaia di uova e coniglietti al cioccolato, le cantine in Abruzzo si trasformano in forni e, ogni giorno, per tutto il periodo, dalla dispensa proviene profumo di formaggio. I piccoli fiadoni vengono serviti caldi cosicché il cuore di Parmigiano squagliandosi dà fragranza e croccantezza.
Le regioni degli Appennini scelgono di fondersi dimostrando che le divisioni sono, ormai, anacronistiche, insieme rendono l’Italia fiera delle sue eccellenze gastronomiche.
Ci proverete anche voi?
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