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Quarantenda

1 ' di lettura

Dario Amighetti

C’è chi la chiama sindrome di wanderlust e chi, più semplicemente, la definisce la malattia del viaggiatore. Ci si riferisce in entrambi i casi a quell’insopprimibile desiderio di viaggiare che ci prende in un certo periodo della nostra vita e non ci lascia scampo.

Pensate a Chris McCandless, il «viaggiatore esteta che ha per casa la strada» diventato popolare grazie al film Into the Wild, diretto da Sean Penn: un giovane appena laureato che decide di abbandonare tutto e dedicarsi a un viaggio di due anni attraverso gli Stati Uniti, per evadere dalla strettezza di un mondo preconfezionato e scoprirne la vera grandezza e la vera essenza della vita.

Evadere per non sentire più il lezzo soffocante dello stillicidio o rimettersi all’insofferenza di una vita inappagante, monotona e priva di stimoli: ci sono solo due possibilità.

Nazario Nesta la sua scelta l’ha fatta e lasciatosi alle spalle il lavoro da macellaio, il 19 maggio 2019 ha intrapreso un viaggio per certi versi bettinelliano. Partito a piedi e zaino in spalla da San Nicandro Garganico, provincia di Foggia, ha disegnato più di tre quarti del perimetro della penisola italiana prima di ritrovarsi bloccato in un bosco di Chiuro in piena Valtellina, causa pandemia.

Da moderno Thoreau non si è lasciato abbattere e ha cominciato a costruirsi un piccolo rifugio in legno e raccattando materiale di risulta è riuscito persino a improvvisare una cucina con tanto di pietra refrattaria su cui cuocere la carne.

Le sue giornate sono documentate da dei video caricati su YouTube e postati sul suo profilo Facebook; l’eco della sua storia in questi giorni è rimbalzata sui quotidiani e i telegiornali nazionali e la gente che vive nei pressi del suo rifugio ha intrapreso una sorta di pellegrinaggio solidale per portargli cibo, acqua e qualche soldo per fare la spesa.

Anche il sindaco del piccolo comune in provincia di Sondrio (poco meno di 2600 abitanti) è andato a portare a Nazario i suoi doni: birra e vino rosso.

In attesa di riprendere il cammino ha ribattezzato il suo progetto: da “disegnando l’Italia” a “resto fermo in Italia” e giocando con le parole, la sua quarantena passata in una piccola tenda da campeggio è diventata la “quarantenda”.

Il ventottenne sannicandrese ha avuto la fortuna di trovarsi al momento giusto nel posto giusto, riuscendo a godere di una libertà in questo momento bramata da tutti. Ma come si dice, la fortuna aiuta gli audaci.

Sul suo profilo Facebook, oltre al racconto quotidiano della sua “quarantenda”, ci sono gli estremi di un codice iban per donazioni, piccoli contributi e grandi speranze.

https://www.facebook.com/nazario3

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