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Mettiamo il virus allo specchio

2 ' di lettura

“Prendi una penna, uno specchio ed esprimi i tuoi sentimenti sul coronavirus”. Si presenta così nella descrizione dei profili social Reflection for Change Elena Morizio, giovane artista. Prima allieva di Lorenzo Ostuni, dal 2013 con una punta di diamante incide specchi, quasi una rarità nel panorama artistico italiano che la porterà nel 2017 ad esporre all’Artexpo di New York.

Riflettere per cambiare: basta uno specchio

Riflettere per cambiare è il progetto che sta coinvolgendo gente da ogni parte del mondo. Un cittadino di Abu Dhabi contemporaneamente ad uno di Endicott prende in mano un pennarello e rappresenta su uno specchio quell’essere invisibile che come un tornado svuota metropoli riempiendo ospedali e cimiteri. Molti insegnanti propongono l’iniziativa di Elena alle proprie classi virtuali, un po’ di creatività nei ragazzi significa combattere la noia con saggezza. Raccogliere le raffigurazioni della nostra immaginazione serve a realizzare “un’incisione su uno specchio molto grande e tondo – spiega Elena – Il cerchio è la forma che mi contraddistingue, simbolo femminile che rappresenta infinitezza e armonia” ma scelto “principalmente perché legato alla femminilità”.

Elena solca con un diamante fra Roma, frenesia, caos e S.Tommaso, frazione di Caramanico Terme dove, fra le montagne abruzzesi, trova ispirazione. Vicina alla natura ne accoglie i simboli e i messaggi, la sua arte ne rappresenta un po’ l’anima. Tornata a Roma per lavoro rimane bloccata, finché non legge “La dimensione transpersonale in psicologia”, testo di Ken Wilber. Resta rapita da un capitolo, embrione del suo progetto: “l’autore si sofferma sul concetto di confine che l’essere umano crea – racconta ancora – Da una parte il sé, l’apparente e dall’altra l’ombra, le emozioni negative”. Siamo portati a rigettare la negatività sull’altro o sull’ambiente e, fin quando non accettiamo che quelle emozioni, seppur sofferenti, fanno parte di noi saremo circondati da malessere.

Il Coronavirus è il pretesto perfetto per far emergere le nostre ombre

Psicologia mescolata alla filosofia. L’artista ha paura di essere fraintesa, non capita, esita e con voce lieve medita sulla frenesia della vita quotidiana colpevole di aver compresso i nostri primordiali istinti dimenticando l’ombra. “In questo momento chiusi in gabbie abbiamo la possibilità di riflettere e riprendere contatto con quelle parti di noi” – si chiede – “E se questo Covid fosse la rappresentazione della nostra ombra quale modo migliore sarebbe se non metterci di fronte ad uno specchio e rappresentarlo?”. Pezzo di vetro da sempre confessore dell’umanità, quante insicurezze o sicurezze abbiamo rigettato in quell’oggetto? Questa l’essenza del suo lavoro. “L’80% delle persone sono state disponibili ad un dialogo con me. Straordinariamente non ci si soffermava sulle emozioni riguardo al coronavirus ma su eventi burrascosi, non superati, del loro passato, in quel momento sembravano conseguenza dell’ambiente creato dal virus ma in realtà la loro origine era diversa.”

 

 
 
 
 
 
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Quanto di noi abbiamo compreso nella solitudine? La donna e l’uomo sentono il bisogno dell’altro per paura della propria interiorità? Più volte è stato ribadito quanto la malvagità della “sfera” sia seme per un’umanità nuova e anche un modo – come sottolinea Elena – per comprenderci meglio e osservare attraverso uno specchio, oltre un viso stanco ed annoiato, la nostra anima.

La nuova arte di incidere gli specchi

Un lungo lavoro che richiederà tempo, le spedizioni sono lente e la grande superficie riflettente fa fatica ad arrivare. “Una delle prime volte che ho chiuso gli occhi e sono entrata in connessione con questa cosa ho immaginato una sfera con protuberanze – anche Elena si è messa in gioco facendo emergere i propri riflessi – di fronte delle mani che le porgevano un fiore di loto. È come se stessimo restituendo innocenza a quell’ombra, l’innocenza di un bambino senza veli né maschere, non ancora educato a comprimere le emozioni”.

Un pensiero molto profondo difficile da tradurre. La sua arte non ha basi accademiche, è solo vocazione. Consente così di entrare in un mondo nuovo a contatto con quell’istinto dimenticato. Nei suoi specchi “graffiati” diventi tu stesso protagonista. Presto Elena potrà tornare nel suo laboratorio immerso nel verde di cui soltanto ora tanti rimpiangono la bellezza. In attesa di nuove raffigurazioni, si pensa al futuro: la prima scuola di arte incisoria.

Giorgia Persico

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