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Wimbledon perchè si gioca in bianco? Storia e tradizione ultra centenaria

Ogni anno, quando si apre il sipario su Wimbledon, non sono solo le fragole con panna a far parlare di sé. C’è una regola curiosa – e per alcuni tennisti quasi esasperante – che cattura l’attenzione di chiunque accenda la TV: tutti i giocatori sono vestiti di bianco. Non panna, non avorio, non “bianco sporco”. Bianco candido.

Ma perché proprio il bianco? Per scoprirlo dobbiamo fare un salto indietro nel tempo.

Tutto iniziò con… il sudore

Nel XIX secolo, il tennis era uno sport per pochi eletti: aristocratici inglesi che giocavano tra un tè e l’altro, nei giardini delle dimore di campagna. Un’attività elegante, raffinata, dove l’apparenza contava quasi più della tecnica. E sai qual era la più grande ossessione dell’epoca? Il sudore.

Sì, proprio lui. Sudare era considerato indecoroso, quasi uno scandalo sociale. E i vestiti colorati, ahimè, tendevano a macchiarsi visibilmente, mettendo a disagio le dame e i gentiluomini in pantaloni a vita alta. La soluzione? Il bianco, che maschera meglio le macchie e mantiene quell’allure “fresco e pulito” anche dopo un tie-break da sei quarti d’ora.

Wimbledon dice: bianco è bianco (e guai a sgarrare)

Quando nel 1877 nacque il torneo di Wimbledon, l’etichetta vittoriana si riversò anche sul campo da gioco. E da allora, il bianco divenne legge. Nel regolamento ufficiale, si parla esplicitamente di “abbigliamento quasi completamente bianco”. Ma non lasciarti ingannare: in realtà, quasi non significa “più o meno”. Significa il 100%.

Negli anni, la direzione del torneo ha fatto rispettare la regola con un rigore quasi militare. Ricordi quando Roger Federer osò sfoggiare scarpe con una sottile striscia arancione? Rimproverato. Venus Williams con un reggiseno rosa sotto la maglia? Rimandata negli spogliatoi. Persino Nick Kyrgios, noto per il suo stile sopra le righe, dovette abbandonare l’idea del colore e “convertirsi” al total white, almeno per due settimane l’anno.

Ma è solo per lo stile?

Non solo. Sebbene tutto sia partito da una questione “di sudore”, oggi il bianco è diventato simbolo di Wimbledon. È ciò che distingue il torneo da tutti gli altri. Mentre agli US Open si sfoggiano abiti fluo e a Parigi si osa con il nero, a Londra si torna alla purezza, alla semplicità, all’eleganza senza tempo.

Il bianco crea uniformità, richiama la tradizione e regala fotografie iconiche, in cui i colori sgargianti sono lasciati al pubblico, non ai protagonisti in campo.

Quando il bianco diventa… polemica

Wimbledon ha promesso negli ultimi anni di essere più flessibile, ma il cuore del regolamento resta.

Alcuni stilisti del tennis trovano la regola un freno alla creatività, mentre altri si divertono a trovare soluzioni originali pur rimanendo nel bianco: pieghe, tagli, inserti, texture… tutto pur di personalizzare un colore che sembra “anonimo” ma che, a Wimbledon, è quasi un distintivo.

Bianco sì, ma con stile!

Quindi, la prossima volta che guardi una partita e ti chiedi perché sembrino tutti pronti per un picnic al parco, ricordati: è una questione di onore, tradizione e… sudore. Wimbledon non è solo un torneo, è un’esperienza. E in quell’esperienza, il bianco fa parte dello spettacolo tanto quanto una volée di Sinner o una battuta vincente di Djokovic.