Tra i paesaggi tranquilli e ordinati dell’Emilia-Romagna, una lunga ombra ha attraversato gli anni Duemila, lasciando dietro di sé omicidi, attentati e un silenzio inquietante. “Aemilia 220 – La Mafia sulle rive del Po” è un progetto narrativo che getta luce su una delle più oscure infiltrazioni mafiose al Nord, raccontata con voce ferma e documentata da Paolo Bonacini e Giovanni Tizian.
UNA TERRA CHE NON SEMBRAVA A RISCHIO
L’Emilia, terra di lavoro, solidarietà e legalità, tra il 2000 e il 2010 si è ritrovata al centro di una rete criminale tanto pericolosa quanto sottovalutata. In quel decennio, si sono susseguiti episodi drammatici:
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A Brescello, simbolo dell’Italia rurale di Peppone e Don Camillo, un pregiudicato viene assassinato da uomini travestiti da Carabinieri.
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A Reggio Emilia e Sassuolo, ordigni esplosivi scuotono la quotidianità cittadina, lasciando un messaggio chiaro: il nemico è tra noi.
Ma chi era questo nemico? E perché nessuno riusciva a vederlo?
UN NEMICO INVISIBILE E SILENZIOSO
La ‘ndrangheta non è solo una realtà calabrese. Con il passare degli anni, ha saputo mimetizzarsi tra imprese, appalti pubblici e relazioni politiche. In Emilia non ha agito con il clamore di faide e sparatorie, ma con la strategia dell’infiltrazione silenziosa.
Le dinamiche raccontate in “Aemilia 220” svelano una criminalità che ha usato:
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Intimidazione mascherata
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Prestiti usurari
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Riciclaggio attraverso attività economiche lecite
Questo modus operandi ha reso difficile, per lungo tempo, riconoscerne la reale portata. Solo col tempo si è scoperto che l’Emilia era diventata un crocevia strategico per la mafia calabrese al Nord.
IL MAXIPROCESSO CHE HA SCOPERCHIATO IL VASO DI PANDORA
Il punto di svolta arriva con l’inchiesta Aemilia, culminata in un maxiprocesso tra i più importanti nella storia giudiziaria italiana contro le mafie al Nord. Con oltre 200 imputati, ha portato a centinaia di anni di condanne.
Il processo ha mostrato che:
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Esisteva una vera e propria cupola criminale radicata in Emilia.
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Erano coinvolti imprenditori, funzionari, colletti bianchi.
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La mafia non sparava solo, ma comprava, intimidiva e silenziava.
LE VOCI NARRANTI: BONACINI E TIZIAN
“Aemilia 220” è molto più di un semplice documentario: è una ricostruzione civile e coraggiosa dei fatti, realizzata con il rigore del giornalismo d’inchiesta. Le voci narranti sono quelle di:
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Paolo Bonacini, cronista giudiziario esperto del caso Aemilia.
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Giovanni Tizian, giornalista che ha vissuto sulla propria pelle minacce e intimidazioni per le sue inchieste sulla mafia in Emilia.
Grazie a loro, la narrazione si muove tra testimonianze reali, atti processuali e ricostruzioni dei momenti chiave, dando voce a una verità che per troppo tempo è rimasta sepolta sotto la superficie.
Tra gli elementi più interessanti del racconto:
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L’uso di divise e mezzi contraffatti per compiere azioni violente senza destare sospetti.
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L’intreccio tra mafia e mondo del calcio dilettantistico.
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Le connessioni con politici locali, alcune delle quali emerse solo durante le deposizioni in aula.
Inoltre, emerge con forza il ruolo delle donne nelle famiglie mafiose emiliane, spesso sottovalutato, ma cruciale nel mantenere intatta la rete criminale.
“Aemilia 220 – La Mafia sulle rive del Po” è un viaggio nel cuore oscuro dell’Italia che lavora, un territorio dove nessuno pensava potesse attecchire il seme della criminalità organizzata. Eppure, proprio lì si è costruito un sistema parallelo, pericoloso e persistente.
Con la forza della memoria, della denuncia e della verità, questo racconto diventa uno strumento fondamentale per riconoscere e prevenire nuove infiltrazioni. Perché il vero pericolo non è solo la mafia che si vede, ma quella che non si vuole vedere.