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Fra tutti i font tipografici che si possono trovare nel menù a tendina di Word, alcuni sono così famosi da essere entrati nell’immaginario collettivo: Arial, Times New Roman, Calibri… Nessuno, però, è famigerato, odiato, criticato e preso in giro come il Comic Sans, il font creato da Vincent Connare per la Microsoft nel 1994.
Perché il Comic Sans si chiama così?
Nel 1986, la DC Comics pubblicò “Il ritorno del Cavaliere Oscuro” di Frank Miller e “Watchmen” di Alan Moore e Dave Gibbons, due miniserie a fumetti destinate a cambiare per sempre il modo di intendere i supereroi. La seconda, in particolare, viene spesso definita senza troppi dubbi “il ‘Quarto Potere’ dei fumetti”. Fra i suoi tanti “meriti” c’è anche quello di aver dato origine al Comic Sans.
Giusto per curiosità: la trama di Watchmen ruota attorno alla domanda “chi controlla i controllori?”. O meglio, cosa succederebbe in un mondo dove i supereroi esistono e combattono per gli Stati Uniti? Alan Moore decostruisce pezzo per pezzo l’archetipo classico del supereroe buono e giusto, restituendo una figura cinica e cupa che in un certo senso riflette l’America stessa.
“Watchmen” conobbe un successo straordinario, al punto che quasi tutti i comics supereroistici degli anni ’90 e dei primi anni 2000 si ispirarono a lui; nel 2005, il “Time” lo inserì – unico fumetto – nella classifica dei “100 romanzi in lingua inglese dal 1923 a oggi”. “Watchmen” fu così influente sotto ogni punto di vista che non solo un designer trentenne della Microsoft decise di usare il lettering come fonte principale per il suo font, ma pensò anche di chiamare la sua creazione “Comic” – “fumetto”.
Riferendosi alla genesi del Comic Sans, Vincent Connare disse: “Ho avuto l’idea di creare un testo che assomigliasse a quello dei fumetti, così cominciai a guardare “Watchmen” e “Il ritorno del Cavaliere Oscuro”, graphic-novel in cui il lettering sembrava scritto a macchina”. Il lettering a cui si riferiva fu scritto interamente a mano da Dave Gibbons, il disegnatore del fumetto.
Com’è nato il Comic Sans?
Nel 1994, l’ufficio di Melinda French – futura e poi ex Melinda Gates – stava mettendo a punto Microsoft Bob, un tutorial user-friendly per i bambini che si approcciavano a un computer. Il personaggio che spiegava le varie funzioni di Windows era un cane giallo di nome Bob che parlava con nuvolette scritte in Times New Roman. Siccome “un cane non parla in Times New Roman”, Vincent Connare accettò di rinnovare il font, prese la sua copia di Watchmen e si mise al lavoro.
In un’intervista al “Guardian” del 2017, Vincent Connare disse: “Avrei potuto scannerizzarlo e copiare, ma non mi sembrava moralmente giusto. Al contrario, ho cercato di copiare le varie lettere sullo schermo. Nessuno schema o studio – soltanto io che disegnavo a mano col mouse, cancellando le cose sbagliate. Non volevo fare linee dritte, non volevo che le cose sembrassero perfette, e trovavo la cosa divertente. Stavo rompendo tutte le regole tipografiche. Il mio capo, Robert Norton, mi disse che le “p” e le “q” avrebbero dovuto essere speculari. Io risposi «No, è fatto apposta per essere sbagliato!»”.
Alla fine, siccome non fu pronto in tempo, il Comic Sans non venne implementato in Microsoft Bob, ma ai dipendenti Microsoft piacque così tanto che iniziarono a usarlo nelle mail interne – soprattutto quelle di auguri –, così si decise di inserirlo fra i font di Windows 95. Gli utenti, senza che l’azienda facesse niente per incentivare la cosa, cominciarono a usare il Comic Sans senza tregua, decretandone il successo all’interno del già vendutissimo Windows 95.
Perché il Comic Sans è così odiato?
Nell’intervista al “Guardian” citata poca fa, Connare disse che secondo lui le persone trovavano il font semplice, poco sofisticato e abbastanza divertente per essere usato con spensieratezza; aggiunse anche che inizialmente non c’era motivo di utilizzarlo in qualcosa che non fosse un programma per bambini, ma poi le cose andarono diversamente e l’abuso dilagò. La BBC scrisse un articolo sul tema dicendo che il Comic Sans “è giusto per le tende esterne di un negozio di giocattoli, è meno adatto per i titoli dei giornali, le lapidi o le fiancate delle ambulanze”. Secondo i coniugi fondatori del sito bancomicsans.com, invece, l’uso sbagliato del Comic Sans è come “presentarsi a una serata elegante in costume da clown”.
In effetti, la maggior parte delle critiche non sono indirizzate al modo in cui il font è fatto, ma ai continui usi impropri in contesti inopportuni. È emblematico il caso della conferenza con cui il CERN di Ginevra disse al mondo della scoperta del bosone di Higgs. Sam Vyford, in un articolo dell’epoca per “The Verge”, scrisse: “Fummo tutti sconvolti dal fatto che un team composto indiscutibilmente da alcune fra le persone più brillanti del mondo pensò che fosse appropriato usare il Comic Sans per un evento storico di così grande portata”.
Il Comic Sans è diventato un meme
La semplice immediatezza del Comic Sans e la sua simpatia spingono le persone a usarlo senza preoccuparsi troppo del contesto in cui lo stanno facendo, quindi è probabile che i veri detrattori non troveranno mai pace. Oggi, tuttavia, molti si aggiungono alle schiere dei critici solo perché è divertente farlo, perché il Comic Sans è diventato un meme, perché questo è il pensiero di Internet. Possiamo dire con tranquillità che il font è entrato nell’immaginario collettivo.
In un’intervista – a quanto pare creare il font più odiato del mondo ti permette di essere intervistato di continuo –, Connare disse: “I font fanno esattamente ciò per cui sono stati creati. Per questo sono fiero del Comic Sans. Fu ideato per i novizi del computer e ha colto il segno. Le persone lo usano in modo inappropriato: se non capiscono come funziona il font, questo non avrà nessun potere o significato. Una volta ho sentito un ragazzo a una mostra di Rothko dire che avrebbe potuto fare un quadro così anche lui. Chiaramente non sapeva niente di arte. Probabilmente lui userà il Comic Sans senza capire che in certe circostanze è sbagliato”.
In pratica è tutta una questione di contesto.
Alessandro Mambelli
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