Un giorno in pretura è uno dei programmi più longevi e iconici della televisione italiana. In onda su Rai 3 dal 1988, è un documentario giudiziario che racconta i processi penali italiani, seguendoli direttamente dalle aule di tribunale. Condotto e curato da Roberta Petrelluzzi, il programma offre un raro e prezioso sguardo sulla giustizia in azione, senza filtri o ricostruzioni.
Contenuti
Il format
Il programma si distingue per la sua impostazione sobria e documentaristica. Non si tratta di una fiction né di una drammatizzazione: ogni puntata è costruita interamente con immagini reali di processi filmati nelle aule dei tribunali italiani. Il montaggio segue lo svolgersi delle udienze, restituendo al pubblico la complessità del sistema giudiziario.
L’obiettivo non è quello di spettacolarizzare i crimini, ma di raccontare le storie delle persone coinvolte – imputati, vittime, giudici, avvocati, testimoni – restituendo un quadro realistico e spesso sorprendente della giustizia penale.
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La voce narrante
Uno degli elementi distintivi del programma è la voce narrante di Roberta Petrelluzzi, che accompagna lo spettatore attraverso le fasi del processo con tono pacato, attento, mai invasivo. I suoi commenti aiutano a comprendere il contesto, i passaggi giuridici e le implicazioni umane del caso trattato, senza mai emettere giudizi o prendere posizione.
La narrazione è sempre rispettosa dei fatti e delle persone, contribuendo a rendere Un giorno in pretura un prodotto di grande rigore e valore civile.
I casi raccontati
Nel corso degli anni, il programma ha seguito alcuni dei casi giudiziari più noti e complessi della cronaca italiana, ma anche processi meno noti, spesso ugualmente intensi e significativi. Omicidi, violenze, truffe, reati familiari: ogni vicenda è trattata con attenzione e profondità, mostrando non solo il reato, ma anche le vite e le dinamiche che lo circondano.
Il valore del programma sta proprio nella sua capacità di mostrare il lato umano della giustizia: chi commette un reato è spesso una persona che ha alle spalle una storia difficile, chi testimonia si trova coinvolto emotivamente, chi giudica porta il peso di decisioni fondamentali.
Un giorno in pretura è molto più di un programma sul crimine. È uno strumento di informazione e di educazione civica. Offre al pubblico la possibilità di osservare da vicino il funzionamento del sistema giudiziario, mettendo in luce non solo le regole e le procedure, ma anche i dilemmi morali e sociali che ogni processo porta con sé.
Il programma stimola la riflessione su temi come la responsabilità individuale, il confine tra colpa e redenzione, la verità giudiziaria e quella personale. Guardare Un giorno in pretura significa entrare in contatto con una realtà spesso lontana dal dibattito pubblico, ma fondamentale per la convivenza civile.
Lo stile e la struttura
Ogni puntata è costruita in modo lineare: si apre con una breve introduzione al caso, segue la ricostruzione delle udienze attraverso le riprese in aula, e si conclude con il verdetto, quando disponibile. Il montaggio è essenziale, privo di effetti o musiche drammatiche, per lasciare spazio alla forza delle immagini e delle parole pronunciate in aula.
Lo stile asciutto e rispettoso è una delle chiavi del successo e della longevità del programma: Un giorno in pretura non cerca lo spettacolo, ma la verità del quotidiano, spesso più intensa e drammatica della finzione.
L’eredità del programma
Con oltre trent’anni di messa in onda, Un giorno in pretura è diventato un punto di riferimento del giornalismo televisivo italiano. Ha raccontato l’Italia attraverso i suoi processi, mostrandone le contraddizioni, i drammi e le sfide. Ha dato voce a persone comuni e a grandi vicende, costruendo una memoria collettiva della giustizia nel nostro Paese.
La piccola guerriera
Roberta Petrelluzzi torna a raccontare una vicenda di estrema intensità emotiva: il processo a Giuseppe Di Fonzo, accusato della tragica morte della figlia di appena tre mesi. Un dramma familiare che si trasforma in cronaca giudiziaria, tra accuse laceranti, silenzi pesanti e ferite che il tempo fatica a rimarginare. Una storia che scuote nel profondo, dove il confine tra verità e dolore è sottilissimo.