Il compagno Don Camillo (Film 1965)

Il compagno Don Camillo è il quinto film della celebre saga comica dedicata al personaggio di Don Camillo, il prete di campagna dallo spirito battagliero, e del suo eterno rivale Peppone, sindaco comunista. Uscito nel 1965, questo capitolo porta i due protagonisti in un contesto del tutto nuovo: l’Unione Sovietica. Un film che riesce a mescolare ironia, politica, ideologia e umanità, nel solco della tradizione della commedia italiana.


Produzione e nazionalità del film

Il film è una produzione italo-francese diretta da Luigi Comencini, uno dei maestri del cinema italiano. Girato nel 1965, è l’unico della serie che non porta la firma del regista originario Julien Duvivier. Il film fu girato in parte in Italia e in parte in territori dell’Est Europa, scelti per simulare l’ambiente sovietico.

La pellicola rientra perfettamente nello stile delle commedie italiane del dopoguerra: fortemente radicate nella realtà sociale, ma capaci di alleggerire anche i temi più complessi attraverso lo sguardo dell’ironia.


Regia di Luigi Comencini: una nuova visione del mito di Don Camillo

Dopo quattro film diretti da Julien Duvivier, in questo episodio il testimone passa a Luigi Comencini, che apporta alla saga un tocco di maggiore introspezione e un’ironia meno caricaturale. Comencini, già noto per film come “Pane, amore e fantasia”, mantiene lo spirito brillante della saga, ma introduce riflessioni più profonde sul ruolo della religione, della politica e dell’individuo all’interno della società.


La trama: Don Camillo in terra sovietica

Nel film, Don Camillo scopre che Peppone, ormai senatore, sta organizzando un viaggio in Unione Sovietica per una delegazione di compagni emiliani. Deciso a seguirlo per controllare che non perda il “senso del dovere cristiano”, Don Camillo si traveste da compagno e partecipa al viaggio sotto il nome di Compagno Tarocci.

Il confronto tra il mondo sovietico e la vivace realtà padana crea una serie di gag comiche e situazioni paradossali, ma sempre con un sottotesto di riflessione sulla libertà, sulla fede e sull’ideologia. Don Camillo e Peppone si trovano ancora una volta a litigare, collaborare, e infine a rispettarsi, anche nei climi più ostili.


Protagonisti e attori principali

  • Fernandel è ancora una volta Don Camillo, con la sua inconfondibile mimica facciale e l’umorismo sottile che lo hanno reso un’icona del cinema europeo.

  • Gino Cervi interpreta Peppone, il sindaco comunista, ruvido ma con un cuore grande, perfettamente contrapposto al prete suo antagonista.

  • Il cast include anche attori come Gianni Garko e Graziella Granata, che completano il quadro di una commedia corale.

L’alchimia tra Fernandel e Cervi è il cuore pulsante del film e di tutta la saga, e anche in questo capitolo i due attori danno prova di un’intesa comica straordinaria.


Tematiche affrontate nel film

Il compagno Don Camillo non è solo una commedia leggera, ma affronta con intelligenza e ironia alcuni temi centrali della società dell’epoca:

  • Il confronto ideologico tra cristianesimo e comunismo

  • L’importanza del dialogo tra mondi opposti

  • L’identità culturale italiana e le sue radici popolari

  • La fede come bussola personale, anche nei contesti più laici

Il film riesce a mostrare come, al di là delle ideologie, le persone condividano valori umani comuni come la solidarietà, l’amicizia e il senso di giustizia.


Un capitolo conclusivo ricco di ironia e umanità

Anche se non è l’ultimo film della saga in senso assoluto, Il compagno Don Camillo rappresenta una sorta di chiusura ideale, portando i personaggi al massimo della loro evoluzione e catapultandoli in un contesto nuovo e stimolante. Il cambio di ambientazione e regia rende questo capitolo particolarmente interessante per chi ha seguito con affetto le vicende di Brescello.


Un film da riscoprire

Il compagno Don Camillo è una pellicola che merita di essere riscoperta, sia per il valore artistico sia per il suo messaggio ancora attuale. Con intelligenza, ironia e un grande cuore, il film mostra che anche le differenze più profonde possono essere superate con rispetto e umanità.