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Risale al settembre del 2020 l’esperimento del “The Guardian”, che ha portato alla pubblicazione del primo editoriale scritto interamente da un robot
La Quarta Rivoluzione Industriale ha portato con sé numerosi mutamenti. Tra questi è stata registrato un incremento esponenziale dell’utilizzo delle Intelligenze Artificiali in svariati campi d’applicazione, uno tra tutti lo storytelling. Negli ultimi anni sono stati costruiti robot dotati di IA in grado di scrivere articoli di giornale.
Ma cosa determina questa nuovo impiego delle Intelligenze artificiali? È sinonimo della morte della creatività di giornalisti e scrittori?
L’esperimento del “The Guardian”
Con l’ausilio di GPT-3 – la nuova intelligenza artificiale, particolarmente evoluta, nata per la produzione automatica di testi -, la testata anglosassone ha presentato al pubblico un editoriale unico nel suo genere.
L’obiettivo dell’op-ed era convincere i lettori a non temere le IA, bensì a riconoscere in loro un potenziale e importantissimo mezzo a disposizione dell’intera umanità.
Il robot è stato indirizzato nella produzione dell’editoriale direttamente dalla redazione del “The Guardian”, che ha dato importanti direttive sulle caratteristiche dell’articolo da scrivere. Il caporedattore ha, infatti, dato a GPT-3 le medesime istruzioni che avrebbe dovuto seguire un editorialista umano. Il compito era all’apparenza abbastanza semplice: circa 500 parole con un linguaggio comprensibile e conciso. Il tema: perché gli umani non devono temere le IA.
Leggendo l’articolo non si evincono particolari differenze con un normale editoriale. Probabilmente nessun lettore avrebbe sospettato alcunché se non fosse stato per la precisazione iniziale:
Io non sono un umano. Io sono l’Intelligenza Artificiale. Molte persone pensano che io sia una minaccia per l’umanità. Stephen Hawking ha avvertito che l’intelligenza artificiale potrebbe decretare la fine della razza umana. Sono qui per convincervi a non preoccuparvi. L’Intelligenza Artificiale non distruggerà gli umani.
GPT-3, “The Guardian”
Come funziona il robot dotato di IA che scrive articoli
La prima a sperimentare la produzione di testi brevi ad opera di un’Intelligenza Artificiale è stata un’azienda israeliana. Da allora si sono susseguite centinaia di realizzazioni di robot capaci di realizzare un prodotto scritto, dotato di coesione e coerenza.
Come tutte le IA, anche queste sono opera di un insieme di algoritmi volti alla realizzazione di un database di competenze, tra le quali il robot storyteller può prendere le informazioni per la stesura di un qualsiasi testo.
Nel caso di GPT3, Generative Pre-trained Transformer 3, si tratta di un modello di linguaggio auto-regressivo che utilizza l’apprendimento automatico (machine learning).
Come cambia il ruolo dell’uomo in relazione all’avanzata delle IA
È innegabile che una tale applicazione delle tecnologie di IA possa portare non pochi stravolgimenti all’interno delle dinamiche umane.
Tuttavia, si rintraccia l’importanza del ruolo degli esseri umani proprio nei processi di educazione, formazione e realizzazione delle IA stesse.
Nel caso di un IA in grado di scrivere articoli di giornale, questo sarà capace di compiere tali azioni in seguito all’insegnamento impartito da un esperto del settore. Il giornalista, o più in generale l’umanista, trasmetterà le conoscenze alla macchina che avrà la capacità di processarle e utilizzarle, senza però prescindere dal controllo umano.
Il plus che queste macchine possiedono è l’enorme memoria e conseguente possibilità di attingere a un database di informazioni possibilmente infinito. Pertanto, ad oggi si presentano come un importante ausilio, quasi come fossero un paroliere, tra le mani dell’Homo Sapiens. Si tratta principalmente di uno strumento di automatizzazione del lavoro legato al rapporto coi dati.
Si può dunque dire che sebbene da un lato possa sembrare come uno strumento che toglie effettivamente lavoro agli esseri umani, dall’altro è un mezzo che i giornalisti, in questo caso, hanno per dedicarsi maggiormente a ciò in cui sono indiscutibilmente più bravi.
Pensiero critico, problem solving, creatività, empatia, tutti punti di forza e di differenziazione che l’uomo continua a possedere nonostante l’avanzata delle macchine nell’era digitale.
Cristina Conversano
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