Press "Enter" to skip to content

Da vicino nessuno è normale: 43 anni fa la Legge Basaglia

2 ' di lettura

“Ma che cosa vi credete di essere, vacca troia? Pazzi? Davvero? Invece no. E invece no. Voi non siete più pazzi della media dei coglioni che vanno in giro per la strada, ve lo dico io.” Con queste parole Randle Patrick McMurphy in Qualcuno volò sul nido del cuculo nel 1975 si rivolgeva ai pazienti internati in un ospedale psichiatrico nell’Oregon, con l’intento di rimuovere lo stigma discriminatorio nei confronti delle persone mentalmente instabili, e di denunciare le condizioni di disagio all’interno di queste strutture. In quegli anni qualcosa iniziava a prendere una piega diversa, o per lo meno qualcuno stava già dando forma a un progetto rimarcabile, che approderà nella Legge Basaglia.

Quarantatré anni fa, il 13 maggio 1978, entrava in vigore la legge 180 (o Legge Basaglia), che decretava la chiusura degli ospedali psichiatrici civili.

Basaglia rivoluzionario

Franco Basaglia, dopo la specializzazione in malattie  nervose e mentali presso la facoltà della clinica neuropsichiatrica di Padova, nel1958 ottenne la cattedra di psichiatria presso la medesima università. Poco dopo, giusto il tempo di mettere a fuoco le sue intenzioni, tra i colleghi si diffuse un sentimento di sospetto e diffidenza nei confronti delle sue idee e teorie giudicate poco ortodosse e troppo rivoluzionarie. Fu così spinto a lasciare l’insegnamento in virtù delle sue convinzioni, altrimenti ostacolate. Quando ottenne l’incarico di direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia, venne in contatto con le aberranti condizioni dei pazienti e con i trattamenti a loro inflitti; dal trauma prende forma e si delinea la certezza di dover cambiare le cose, nel nome di una dignità sottratta.
Nella maggior parte delle strutture di questo genere, era diffusa l’idea che l’unica modalità di trattamento per i folli fosse l’internamento, l’oppressione, la repressione e la sedazione. Elettroshock, lobotomie, docce gelate, camicie di forza e letti di contenzione. La parola chiave era: annientamento.

Non era concepita un’alternativa incentrata sulla riabilitazione e un approccio che vertesse sul singolo. Le terapie erano generalizzate, senza tenere conto del vissuto di ognuno o di particolari esigenze individuali. L’individualità non era affatto ammessa. Solitamente infatti, queste strutture si ergevano nelle periferie, poiché il terrificante, il mostruoso, ovvero il malato di mente era bene che rimanesse nascosto agli occhi delle persone “sane”.

L’approccio innovativo

Basaglia solleva dunque la questione dei manicomi e denuncia i metodi vigenti. Propone un approccio basato sull’emotività, una relazione maggiormente comprensiva tra medico e paziente che necessariamente tenesse in considerazione l’individualità. Che si fosse prima riconosciuti in quanto esseri umani e poi pazienti da assistere. Che si guardasse il vissuto di ognuno e non ci fossero giudizi, che il focus fossero le emozioni, per poi procedere con la diagnosi e in seguito la terapia.

Le idee di Basaglia prendono forma dai pensieri di altri specialisti nel campo, da ciascuno dei quali prende in prestito altrettanti pensieri rivoluzionari. Ricordiamo soprattutto Karl Jaspers, filosofo e psichiatra tedesco fondatore del metodo psicopatologico nella fenomenologia soggettiva. Si tratta di una teoria volta alla valorizzazione delle esperienze del singolo, la soggettività come fulcro. La sua ricerca si ispira anche all’esistenzialismo di Sartre: l’uomo come unica vera fonte di valore, del quale bisogna accettare le sfaccettature di assurdo, l’inspiegabilità e i paradossi; una corrente che pone le proprie basi sulla vita reale, senza generalizzare elevando a concetti universali, ma contenerli nella particolarità dell’esistenza personale.

Anche le teorie di Freud decretarono un notevole impatto sulla formazione di Basaglia, in particolare riguardo il rapporto tra terapeuta e paziente: relazione che deve basarsi su assunti diversi da quelli in vigore, che non deve prescindere dal dialogo e senza il presupposto di avere a che fare con un soggetto pericoloso da nascondere e disumanizzare.

Basaglia riuscì quindi a introdurre modifiche circa i metodi di cura applicati fino ad allora. Fece eliminare la terapia elettroconvulsivante e incoraggiò un nuovo approccio. Riuscì a convincere chi di dovere che annientare le persone con disturbi psichici non è la strada giusta da percorrere. Trasformò il vecchio ordinamento degli ospedali psichiatrici italiani, promuovendo un nuovo trattamento e cura dei disturbi mentali e, soprattutto, sostenendo il rispetto della persona umana. Il 13 maggio 1978 Franco Basaglia con la Legge 180 detta anche “Legge Basaglia” rivoluzionava il concetto di salute mentale. Perché visto da vicino, nessuno è normale.

Greta Contardi

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Mission News Theme by Compete Themes.